Crisi Airbnb: il sogno è praticamente fallito

Crisi Airbnb: il sogno è praticamente fallito

“Fondamentalmente distrutto”. La crisi Airbnb è conclamata e ad ammetterlo è persino il suo Ceo, Brian Chesky.

Il grande successo dopo la fondazione nel 2008. Una crescita esponenziale e, adesso, un periodo negativo certificato anche dalle parole del Ceo, Brian Chesky. La crisi Airbnb è più reale che mai e in tanti, ora, si domandano se il sogno dell’azienda che ha cambiato l’industria del turismo e dell’accoglienza sia davvero finito. La risposta pare essere, almeno in parte, affermativa.

Crisi Airbnb: dal successo alla crisi

L’exploit degli ultimi anni ha reso i recenti numeri negativi e le diverse lamentele del popolo di Airbnb ancora più pesanti di quello che ci si poteva attendere. Un calo significativo delle prenotazioni e degli ospiti ha generato ampio sfogo, anche sui social, da parte degli host che hanno messo in evidenza come si sia entrati in un tunnel senza via d’uscita.

Il grande boom avuto soprattutto nel periodo del lockdown per la pandemia di Covid ha portato effetti positivi per l’azienda di Chesky. Il cambio del mercato, la necessità, la possibilità e, spesso, anche l’obbligo di dover lavorare da casa, ha portato la società a contare tantissimi host in grado di fornire le soluzioni più disparate ai propri clienti. Sempre più persone hanno deciso di acquistare seconde case, spesso con l’idea di metterle poi a reddito per locazioni brevi.

Eppure, alla fine del periodo pandemico, tale boom è stato solamente un danno. Infatti, proprio Airbnb disponeva nel 2022 di una lista di 6,6 milioni di host attivi, un numero molto elevato e in eccesso che ha portato la facile conseguenza di un calo di introiti in ben 32 delle 50 aree con maggiore intensità turistica per soggiorni brevi.

Quello a cui si è assistito, quindi, è stata la fine della promessa di guadagni facili e immediati. Molti hanno ridotto le tariffe, anche in modo considerevole. Altri sono stati costretti a fare investimenti migliorativi per far fronte ad una concorrenza che si era fatta sempre più agguerrita. Nello stesso contesto, ovviamente, anche i clienti sono diventati più esigenti e, in questa ottica, la scelta degli alberghi, prima fortemente colpiti dall’espansione di Airbnb, è tornata primaria.

Le persone che prima avevano acquistato una seconda casa sperando di recuperare l’investimento con gli affitti a breve termine si trovano ora quindi a dover affrontare una situazione inattesa. Una problematica che colpisce in generale il settore immobiliare e, di conseguenza, anche l’azienda di Chesky.

Le parole di Brian Chesky

La conferma del momento difficile di Airbnb è arrivata dalle stesse parole del Ceo, Brian Chesky, riprese da Bloomberg. Nessun giro di parole in questo caso: “Siamo fondamentalmente distrutti”.

Al netto della voglia di porre rimedio, il fondatore ha spiegato cosa sia andato storto in questo progetto: “Non abbiamo mai costruito completamente le fondamenta. Avevamo quattro pilastri quando dovevamo averne 10”.

La stretta di New York, che ha notevolmente inasprito le sue regole sugli affitti a breve termine, ha poi dato il colpo di grazia. L’azienda, infatti, vantava proprio dalla Grande Mela, introiti pari a 85 milioni di dollari, netti, nel 2022.