Una delegazione israeliana negli USA per convincere Joe Biden a “benedire” l’attacco a Rafah: tra opposizioni e richieste umanitarie.
In un contesto di crescente tensione, Israele si appresta a un’azione militare a Rafah, nonostante l’evidente contrarietà degli USA e di altri alleati internazionali. Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha annunciato l’invio di una delegazione a Washington con l’obiettivo di persuadere il presidente Joe Biden sull’operazione militare pianificata nel sud della Striscia di Gaza. La Casa Bianca ha confermato la ricezione della richiesta, ma ha ribadito la propria opposizione all’azione, che metterebbe a rischio la vita di oltre un milione di civili palestinesi rifugiatisi a Rafah.
La stretta collaborazione Israelo-Americana e le preoccupazioni umanitarie
Negli ultimi giorni, si sono intensificate le trattative fra Israele e gli USA, culminate in una conversazione telefonica tra i due leader. Netanyahu ha sottolineato la determinazione di Israele a raggiungere i propri obiettivi, inclusa l’eliminazione di Hamas e la sicurezza di non subire future minacce da Gaza. Tuttavia, Biden ha espresso a Netanyahu le sue preoccupazioni riguardo le conseguenze umanitarie dell’operazione a Rafah, un punto nevralgico per il passaggio degli aiuti e situato al confine con l’Egitto.
La situazione umanitaria critica a Gaza
La situazione a Gaza continua a deteriorarsi, con nuovi attacchi aerei israeliani che hanno provocato la morte di almeno 14 persone a Rafah. La comunità internazionale, incluso il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, ha lanciato appelli per un cessate il fuoco umanitario, evidenziando la crisi alimentare imminente nella regione.
La Casa Bianca ha sottolineato l’importanza dell’impegno di Israele nel fornire assistenza umanitaria ai civili nel nord di Gaza, riconoscendo contemporaneamente la necessità di proseguire i colloqui a Doha tra Israele, Qatar ed Egitto per un accordo sugli ostaggi con Hamas.
In sintesi, la complessità della situazione a Gaza richiede un equilibrio delicato tra necessità militari e responsabilità umanitarie. Mentre Israele cerca il sostegno degli USA per la sua operazione a Rafah, l’attenzione mondiale è focalizzata sulle possibili conseguenze per i civili e sulla necessità di un’immediata soluzione diplomatica e umanitaria.