La crisi della Lega alla prova delle elezioni

La crisi della Lega alla prova delle elezioni

La Lega ha perso i due terzi dei voti degli scorsi anni.

Il Carroccio guidato da Matteo Salvini ha subito una pesante discesa dallo storico risultato delle Europee del 2019. Quei numeri sono molto lontani e ora arranca intorno al 10% di consensi. L’elettorato di destra si rivolge quasi del tutto a Giorgia Meloni. Negli ultimi tre anni la Lega ha perso i due terzi dei consensi e il vero problema è che questo accade anche nelle regioni del Nord solitamente leghsite.

A ribellarsi per primi sono i dirigenti leghisti lombardi e veneti che invocano di risolvere una crisi di identità conclamata del partito, partendo da Salvini. Non è un mistero che i tre governatori leghisti Fontana, Zaia e Fedriga si siano spesso accordati per un “colpo di stato” contro il senatore. L’insofferenza c’è e si nota anche in questa campagna elettorale. «I sondaggi li leggiamo tutti, il sentore sul territorio lo percepiamo tutti, soprattutto chi va molto in giro: siamo preoccupati», spiega un dirigente della Lega in Lombardia.

Matteo Salvini

L’insofferenza di imprenditori del Nord nei confronti del partito

Alle scorse elezioni la Lega aveva guadagnato il suo miglior risultato diventando il primo patito di centrodestra con il 17%. Ma ora la realtà è molto diversa e i consensi pendono tutti dalla parte di Fratelli d’Italia al 24% circa mentre Salvini conquista solo la metà lottando per il terzo posto con il M5S. Ma i risultati più preoccupanti che fanno parlare di crisi sono quelli regionali. In Lombardia i sondaggi danno una disparità con FdI di diversi punti 23% a 18%.

Ancora peggio in Veneto che mostrano Giorgia Meloni conquistare il doppio dei voti dei leghisti. Secondo YouTrend il divario sarebbe piuttosto ampio anche in Friuli Venezia Giulia. Lo hanno dimostrato anche i suoi comizi in tour proprio nelle storiche regioni leghiste: il consenso era tutto per i governatori ma non per Salvini.

Uno dei motivi del crollo dei consensi è stata anche la promessa non mantenuta dell’autonomia per le regioni con forti spinte indipendentiste soprattutto nel Triveneto. La strategia di Salvini di far diventare il partito radicato nel nord legato alle imprese e alle industrie un partito nazionale è fallita. E secondo proprio gli imprenditori, il consenso attuale della Lega sarebbe data dalla popolarità del leader al centrosud.

Da Zaia agli imprenditori veneti e lombardi, il grido della base che vuole un ritorno ad un partito delle origini radicato al Nord si fa sentire. Secondo questa frangia, la Lega deve ritrovare la sua identità. La spinta nazionale di Salvini ha portato il partito ad allontanarsi dai temi concreti dei settori produttivi del Nord. In questa campagna elettorale, Salvini continua a scendere anche per le sue posizioni che irritano gli imprenditori come quella di mandare a casa Draghi e come quella di opporsi alle sanzioni.

Nel frattempo quest’ala di imprenditori si sta spostando verso Fratelli d’Italia che sta mostrando il lato più moderato e istituzionale possibile.