La responsabilità mediatica e le tragedie sul lavoro: uno sguardo critico
Sono appena reduce da un talk televisivo in cui quasi quasi la colpa dei morti sul lavoro è anche un po’ dei giornalisti . Si animano e approfondiscono quando ci sono le grandi tragedie , mettono due righe in cronaca nelle piccole tragedie di routine , diciamo così senza mancare di rispetto alle vittime e ai loro familiari .
Parliamo di gerarchia mediatica e non di sottovalutazione morale . In realtà l’unica colpa che hanno i giornalisti , e mi metto tra loro , è di essere banali , di dire sempre le stesse cose , organizzare sempre le stesse inchieste pavloviane , ovvero di riflesso condizionato . Sempre le stesse , con le stesse generiche accuse.
Intanto andiamo avanti con la media di tre morti al giorno , 119 vittime dall’inizio del 2024 e mentre scrivo non hanno ancora trovato gli ultimi dispersi dell’immane tragedia di Suviana , sull’Appennino bolognese, dove e’ esplosa una centrale idroelettrica di Enel Green Power.
L’unica cosa che ha scatenato i miei enzimi professionali è quello che ha detto Bombardieri , segretario della UIL: era dal 2022 che avevamo lanciato l’allarme su quell’impianto. E’ vero che Bombardieri è un sindacalista , quindi una controparte ideologica nel mondo del lavoro , ma vorrei sapere perché non è stato ascoltato .
Adesso , altra frase fatta , la magistratura farà il suo lavoro , speriamo senza i tempi lumaca della nostra giustizia sennò nel frattempo la nevrosi pavloviana dei media scatterà ancora e ancora e ancora . Diciamo qualche cosa di serio intanto .
E’ colpa del profitto selvaggio e della semplificazione sui cantieri ? Scemenze da propaganda . E’ colpa dei subappalti ? In parte si ma non si spiega tutto . Scarso investimento nella formazione professionale del personale ? In parte si, ma non si spiega tutto . Servono nuove norme e nuove punizioni ? No di norme ne abbiano abbastanza .
Ma se chi non le rispetta perdesse la reputazione e chiudesse baracca questo beh sarebbe un deterrente . Però bisognerebbe fare un salto di qualità complessiva , passare dalla sicurezza come angoscia difensiva e poliziesca alla sicurezza come cultura diffusa nel mondo del lavoro .
Dove al centro rimane sempre l’uomo , la persona , e i suoi diritti . Lavorare è un diritto sancito nell’apertura della Costituzione e non si può morire per lavorare , o meglio non si può morire per dover vivere !