Il ministro della difesa italiano parla della guerra in Ucraina destinata a durare ancora a lungo attaccando la violenta strategia russa.
Intervistato dal Corriere della Sera Guido Crosetto condanna la nuova strategia della Russia contro l’Ucraina. Ora il conflitto, secondo il ministro della Difesa è in una “fase complessa, la guerra sarà ancora lunga. Questi bombardamenti alle infrastrutture civili servono a dare un ulteriore colpo al morale degli ucraini. La strategia russa è cambiata ed è ancora più violenta, punta a rendere impossibile ad alcuni milioni di persone affrontare l’inverno”.
L’analisi del ministro della Difesa continua spiegando che le truppe “Per non morire di freddo saranno costrette a migrare verso l’Europa. È un modo disumano di combattere la guerra, che porta a un ulteriore aggravamento”.
Per quanto riguarda le tensioni della Nato per il missile russo caduto in Polonia, Crosetto spiega che in questi casi ogni dichiarazione può essere travisata e creare un’escalation e per questo motivo a caldo il governo italiano non ha commentato “perché volevamo avere certezze dell’accaduto” dice il ministro. “Sapevamo che ogni parola, in una situazione già grave, poteva alimentare un clima di scontro”. Adesso l’ipotesi più accreditata “è che sia stato un missile ucraino caduto in territorio polacco. Non è un incidente destinato ad aggravare una situazione già grave” aggiunge tranquillizzando.
Crosetto: “Importante mantenere i nervi saldi”
Crosetto chiarisce anche l’atteggiamento dei colleghi occidentali come quelli del Pentagono che hanno reagito cercando di calmare le acque. “Le persone che si occupano di difesa rimangono più fredde e razionali, nessuno ha bisogno di una degenerazione del conflitto. Quando si vivono momenti così pericolosi, la cosa importante è mantenere i nervi saldi e non farsi prendere dalla reazione immediata” ha detto il ministro.
Nell’intervista Crosetto parla anche dello scontro con l’Europa e la Francia sui migranti. Secondo il ministro è fondamentale agire ora che si parla di numeri ancora bassi mentre fra 15 anni potremmo trovarci con 70mila arrivi al giorno dall’Africa perché l’Africa avrà due miliardi e mezzo di abitanti. “Se non cambiano le condizioni più della metà degli africani non potrà sfamarsi e dovrà spostarsi. Porre il problema partendo dalle ong, che sono la punta microscopica di un iceberg gigantesco, è un modo per costringere tutta la Ue ad affrontarlo”. Le ong sono solo uno spunto per aprire un dibattito europeo e non limitarlo solo all’Italia.