Una brutta notizia non solo per le casse dello Stato ma anche per i risparmiatori che investono nei nostri titoli di Stato. Scopriamo perché.
La Banca d’Italia ha pubblicato i dati sul debito pubblico italiano per febbraio e purtroppo le notizie non sono positive. Secondo il DEF, la nota di finanza pubblica, il debito pubblico italiano è aumentato di 21,6 miliardi di euro. Adesso il totale ha raggiunto i 2.772 miliardi di euro, un nuovo record storico.
Il documento di economia e finanza per il 2023 prevede un’ulteriore crescita del debito pubblico di 8 miliardi di euro per quest’anno e di altri 8 miliardi per il prossimo.
Tuttavia secondo l’esecutivo il rapporto debito/PIL dovrebbe calare nei prossimi anni, dal 142,1% del 2023 al 140,4% del 2026, ma solo se ci sarà una crescita sostenuta del PIL.
Attenzione all’aumento dei tassi di interesse
Il debito pubblico dovrà fare i conti con l’aumento dei tassi di interesse. L’ aumento del costo del denaro dell’ultimo anno e mezzo è stata una batosta non solo per le tasche delle famiglie italiane ma anche per il Governo. Infatti lo Stato ha dovuto pagare interessi maggiori sul debito.
Nel 2022, la sola spesa per interessi è stata di 83 miliardi di euro, rispetto ai 63 miliardi del 2021. È possibile che questa spesa possa aumentare nei prossimi anni, soprattutto se i tassi di interesse dovessero salire ancora.
Da Bankitalia brutte notizie per chi ha titoli di Stato
Un eccessivo aumento del debito pubblico potrebbe generare tensioni sui mercati finanziari. Se lo spread, ovvero il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, superasse la soglia critica sarebbero guai per i nostri BTP. Nel passato, nel 2011 e nel 2018, un aumento dello spread ha causato un crollo del prezzo dei titoli di Stato a tasso fisso.
Uno scenario simile potrebbe ripetersi se il debito dovesse andare fuori controllo. Gli investitori, soprattutto quelli stranieri, potrebbero iniziare a vendere i propri titoli di Stato italiani. Queste vendite innescherebbero la paura e farebbero diminuire ulteriormente i prezzi dei nostri titoli di Stato. Ovviamente questo scenario avrebbe conseguenze pesanti per i risparmiatori, soprattutto per coloro che detengono BTP a lungo termine.