L’Europa si prepara alla Guerra? Servono armi, abolito un giorno di festa per aumentare le spese militari

L’Europa si prepara alla Guerra? Servono armi, abolito un giorno di festa per aumentare le spese militari

Servono soldi per le armi, quindi la Danimarca abolisce un giorno di festa nazionale tra le proteste della popolazione.

Il parlamento danese ha preso questa decisione impopolare nonostante le proteste sia dei cittadini che dei religiosi, abolire il Giorno della grande preghiera, una festa religiosa osservata da secoli. Il motivo è risparmiare sui soldi pubblici per aumentare la spesa militare. Il governo della socialdemocratica Mette Frederiksen ha deciso di sacrificare la storica festa del paese per la corsa agli armamenti. In questo modo si risparmieranno 400 milioni di euro che saranno destinati all’acquisto di armi. La Danimarca avrà così un giorno di ferie in meno.

La festa nazionale che è stata abolita cade in primavera, quest’anno sarebbe arrivata il 5 maggio. Si chiama “store bededag”, ovvero “grande giornata di preghiera” e fu istituita oltre 330 anni fa per concentrare in un solo giorno diverse festività cattoliche. La Chiesa di Danimarca, di ispirazione evangelica luterana, è una chiesa di Stato: a finanziarla sono le casse pubbliche, e la gestione vede la partecipazione dei vescovi, del sovrano, del governo e del parlamento.

Danimarca Copenaghen

Le proteste dei sindacati

Il governo ha calcolato che eliminando la festa la Danimarca avrebbe risparmiato 400 milioni. Questa cifra sarebbe potuta essere utile per investirla nel settore militare e raggiungere l’obiettivo Nato del 2% della spesa militare sul Pil entro il 2030. La Danimarca ha dovuto riparare con questo sacrificio perché la guerra in Ucraina ha fatto accelerare i piani e rivedere gli obiettivi della Nato, il cui 2% del Pil nella spesa militare era prima fissato al 2033.

Questo sacrificio non è stato accolto positivamente né dalla Chiesa danese né dalla popolazione. Circa 50mila manifestanti si sono riuniti davanti al parlamento di Copenaghen per protestare contro questa decisione del governo. Anche i sindacati si sono ribellati a questa decisione affermando che l’eliminazione di una festività è una “diminuzione unilaterale dei benefici per i lavoratori” e arricchisce i datori di lavoro che ottengono un giorno lavorativo in più.

Inoltre, molti dipendenti che già lavorano nei giorni festivi, come gli infermieri e i medici, i servizi di emergenza, il personale di vendita nei negozi o gli addetti all’industria dell’ospitalità e del turismo, perderebbero l’aumento di stipendio che di solito si aspettano.