Ocse, per l’Italia una crescita intorno al 4 per cento nel 2021

Ocse, per l’Italia una crescita intorno al 4 per cento nel 2021

I dati Ocse sul Pil italiano. Prevista una crescita intorno al 4% nel 2021: “L’agenda di Draghi è quella che abbiamo raccomandato per anni”.

ROMA – I dati Ocse sul Pil italiano sono positivi. L’organizzazione parigina nel suo ultimo rapporto ha previsto una crescita del 4,1% (-0,2% rispetto al precedente report) nel 2021, ma nel 2022 la ripresa si rafforza quasi di un punto percentuale (+4%).

Numeri che potrebbero essere rivisti nelle prossime settimane. La ripartenza di un Paese o del Vecchio Continente, infatti, è strettamente legata ai vaccini e, di conseguenza, alla ripresa economica. Per questo motivo i dati saranno in futuro condizionati dalla somministrazione delle dosi.

Il ruolo di Draghi

Altro punto al centro della discussione durante la presentazione del rapporto è stato il Recovery Fund. La capo economista Laurence Boone ha ribadito che “l’agenda preannunciata da Mario Draghi per il suo governo è esattamente quello che abbiamo raccomandato per anni“.

Un riconoscimento da parte dell’Ocse al lavoro che il premier ha iniziato nel nostro Paese. Programmi che hanno portato l’organizzazione a rivedere in positivo la crescita dell’Italia nei prossimi anni. Per avere una conferma, però, bisognerà accelerare in tutto il Vecchio Continente con la campagna vaccinale. Solo in questo modo si riuscirà ad avere una crescita importante.

Euro risparmi

Istat: “Produzione industriale in crescita a gennaio”

Numeri in crescita per quanto riguarda la produzione industriale. Nel mese di gennaio è stato registrato un aumento dell’1% rispetto a dicembre. Nella media del trimestre, secondo l’Istat, c’è stata una flessione dell’1,7% rispetto ai mesi precedenti.

I settori di attività economica registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+9,7%), la fabbricazione di prodotto chimici (+4,4%) e di articoli in gomma e materie plastiche (+3,8%). Flessioni maggiori avute nelle industrie tessili, abbigliamento, peli e accessori (-20,8%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-18,4%) e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-13,6%).