Facendo di nuovo appello al Trade Act del 1962, il presidente degli USA potrebbe portare le imposte al 25%: prime reazioni in Borsa e opposizione da parte di Cina e Europa.
Sembra destinata a proseguire la ‘guerra dei dazi’ tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Il presidente Donald Trump, infatti, ha ordinato al Dipartimento del Commercio un’indagine sulle importazioni auto negli USA per motivi di “sicurezza economica e militare”. Una mossa che stride con la recente apertura della Cina che ha approvato una riduzione dei dazi sull’import delle auto del 10%.
I lavori della Commissione incaricata da Trump
In buona sostanza, Trump – appoggiato dal sindacato dei metalmeccanici – intenderebbe portare al 25% i dazi auto importate negli USA. Come per l’aumento delle imposte su acciaio e alluminio, il presidente degli Stati Uniti ha fatto appello alla “Sezione 232” del Trade Act del 1962, ricevendo l’appoggio di Wilbur Ross, segretario al Commercio, per il quale “senza sicurezza economica, non c’è sicurezza militare“.
Ad ogni modo, prima che un eventuale aumento dazi auto USA entri effettivamente in vigore bisognerà attendere alcuni mesi. Dapprima, la Commissione incaricata dovrà presentare il risultato dei propri lavori; successivamente, Trump avrà 90 giorni di tempo per prendere una decisione, con un eventuale ‘aggiustamento’ delle attuali imposte sulle importazioni auto USA.
Le reazioni da Cina ed Europa
Malgrado il provvedimento non sia stato ancora messo in atto, la sola possibilità di un tale rincaro si è fatta immediatamente sentire in Borsa, con brand quali Volkswagen e Toyota in calo con percentuali comprese tra il 2% e il 4%. Ovviamente, sia Cina che Europa hanno già espresso un’opinione fortemente contraria in merito.
Da Pechino, in particolare, il governo fa sapere che “la Cina si oppone agli abusi delle clausole di sicurezza, che possono mettere a repentaglio la rete di scambio multilaterale e distruggere il normale ordine del commercio internazionale“. Anche Giappone e Corea del Sud, impegnati nel lavoro di mediazione per l’incontro tra Trump e Kim Jong-un, non vedono di buon occhio il possibile aumento dei dazi. “Se portano avanti restrizioni così ampie, il mercato globale rischia di andare in confusione” ha sottolineato il ministro dell’Economia e del Commercio giapponese; il governo di Seul, invece, ha convocato una riunione d’emergenza con i vertici dell’industria dell’auto.
Anche dal Vecchio Continente si leva un coro di voci discordi. Jyrki Katainen, il vicepresidente della Commissione Europea, ha sottolineato come i provvedimenti sarebbero contrari al WTO. Per l’Europa, inoltre, la notizia rappresenta un motivo di preoccupazione in più, dal momento che dal primo luglio entreranno in vigore i già citati dazi su acciaio e alluminio, a meno che non si riesca a trovare un accordo prima. Intanto, da una stima dell’IFO Institute tedesco, la Germania risulterebbe il paese più colpito dagli eventuali dazi di Trump con un calo di 5 miliardi sul proprio PIL.
Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/gageskidmore/8566721433
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