L’amministrazione Trump applica dazi del 50% sulle componenti metalliche, superando l’accordo con l’Ue che prevedeva tariffe medie del 15%.
L’accordo siglato tra Stati Uniti e Unione europea a luglio 2025 prevedeva un dazio medio del 15% su prodotti industriali, con l’obiettivo di evitare una nuova guerra commerciale di dazi. Come riportato da corriere.it, tuttavia, secondo il Wall Street Journal, l’intesa rischia già di saltare.

Dazi doppi sugli scambi Usa-Ue: il meccanismo nascosto
L’amministrazione Trump ha infatti mantenuto in vigore – ed esteso – le tariffe al 50% su acciaio e alluminio a oltre 400 prodotti contenenti parti metalliche, dai macchinari industriali alle moto, fino a beni di consumo come stoviglie, condizionatori, e arredi per ufficio.
Il risultato? In molti casi, il costo totale delle imposte doganali supera il 22%, ben oltre il tetto concordato. Un esempio: su un macchinario del valore di 1 milione di dollari con il 20% di acciaio, il dazio effettivo sarà 220.000 dollari (50% sul contenuto metallico + 15% sul resto del valore).
Le proteste europee e i rischi per la meccanica Ue
La misura ha colpito in particolare il settore della meccanica europea. Secondo Bertram Kawlath, presidente della VDMA, circa il 30% dei macchinari europei esportati negli USA subisce oggi dazi del 50% sul contenuto metallico. Kawlath ha scritto alla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, denunciando una situazione insostenibile per i produttori europei.
Anche l’associazione motociclistica ACEM ha espresso preoccupazione. Il segretario Antonio Perlot ha dichiarato che i dazi aggiuntivi annullano di fatto i benefici dell’accordo: «Le aziende europee non possono restare in svantaggio competitivo a causa di negoziati incompleti».
Nel frattempo, lo U.S. Customs and Border Protection ha pubblicato un elenco dettagliato di prodotti soggetti alle nuove tariffe: generatori, bulldozer, seggiolini per bambini, vagoni ferroviari, fino ai prodotti per la cura della persona in contenitori metallici.
Il Parlamento Europeo, da parte sua, ha sollevato critiche sull’accordo, chiedendo modifiche urgenti per includere un tetto chiaro al 15% per tutti i settori, così da non penalizzare industrie strategiche come quella della meccanica e dei trasporti.