Le affermazioni del portavoce della Regione Lazio sul drammatico evento storico sollevano nuove tensioni, scatta la bufera per De Angelis.
“So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza“. Queste le parole esplosive di Marcello De Angelis, portavoce del Presidente della Regione Lazio, che hanno acceso un acceso dibattito sulla Strage di Bologna, uno degli episodi più tragici della storia italiana recente.
Un’eco di Controversie
In risposta alle forti critiche ricevute, De Angelis ha precisato su Facebook: “Ho espresso il mio dissenso. E sono finito sul rogo. Da uomo libero“. E continua: “Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso“.
Il panorama politico italiano ha reagito con immediata preoccupazione e sdegno. La segretaria Pd Elly Schlein ha definito “ignobili” le parole del portavoce, chiedendo le “dimissioni immediate“. Anche il leader di Azione, Carlo Calenda, ha espresso il suo punto di vista su Twitter, affermando: “Caro De Angelis, per fortuna lei vive in un paese democratico che ha sconfitto i fascisti (come lei). Nessuno la manderà al rogo. Semplicemente continueremo a combattere le sue idee in nome della democrazia“.
Parole che infiammano il dibattito
Le reazioni non si sono fermate. Il Gruppo M5S alla Regione Lazio ha rilasciato una nota in cui afferma: “Le parole di Marcello De Angelis sono inaccettabili. Nel frattempo ci aspettiamo che il Presidente Rocca prenda le distanze e rimuova De Angelis dal suo incarico“.
Mentre Marietta Tidei e Luciano Nobili, consiglieri regionali di Azione-Italia Viva, hanno dichiarato: “Quanto dichiarato ieri dal portavoce della Regione Lazio Marcello De Angelis sulla strage di Bologna è gravissimo e inaccettabile“.
Le parole del portavoce hanno riaperto un capitolo doloroso della storia italiana. La grande domanda che rimane è: qual è il limite tra la libertà di espressione e la responsabilità istituzionale?