Data l’ultima decisione presa, con il decreto carburanti adesso datori e lavoratori dovranno versare i contributi.
Durante l’iter di conversione in legge del decreto Carburanti, viene inserito un emendamento che rende il bonus più oneroso per imprese e lavoratori, saltando quindi l’esenzione contributiva. Il testo prevede l’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore e non rileva ai fini contributivi.
Per quanto riguarda i contributi previdenziali, datore di lavoro e lavoratore devono applicare le relative trattenute, intorno al 30% (che può variare a seconda della categoria) per le aziende e poco più del 9% per i lavoratori.
La novità sul bonus benzina 2023
Con l’approvazione del decreto carburanti per tutto il 2023, i datori di lavoro potranno erogare ai propri dipendenti buoni benzina fino a 200 euro. E quindi, dov’è il problema? In fase di conversione del decreto in legge, una “piccola” clausola ha cambiato completamente tutto l’emendamento rendendolo più oneroso.
Mentre nel 2022 i buoni carburante fino a 200 euro non erano soggetti né a imposte né a contributi previdenziali, con la beffa del Governo adesso la musica cambia. Nel testo modificato, infatti, si legge che i buoni concorreranno comunque all’imponibile previdenziale, mentre non avranno alcun impatto in termini di imposte. In caso di superamento dei 200 euro, concorre al reddito imponibile tutto il valore del buono, anche per la parte fino al raggiungimento di 200 euro.
Nel testo si legge infatti che la norma “concerne esplicitamente il solo reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi; quest’esplicitazione introdotta in sede referente è conforme all’interpretazione già seguita dalla relazione tecnica allegata al disegno di legge di conversione del presente decreto, relazione che non contempla effetti in termini di minori entrate contributive”.