Decreto dignità, il Pd fa un passo indietro

Decreto dignità, il Pd fa un passo indietro

Decreto dignità, il passo indietro del Pd e le prime discussioni in Parlamento. Respinte le prime proposte degli altri partiti, M5S sotto attacco.

Dopo la polemica social scatenata da Luigi Di Maio, il Pd ha deciso di fare un passo indietro circa la propria posizione sul decreto Dignità proposto dal Movimento Cinque Stelle. L’articolo in questione è quello che chiede la cancellazione dell’articolo che aumenta del 50% l’indennizzo in causa di licenziamento senza giusta causa.

Pd: indennizzo sì o no?

L’indennizzo viene pagato ai lavoratori in caso di licenziamento illegittimo (senza giusta causa appunto) e il Pd aveva fatto incetta di critiche per la proposta di abolire il punto nel decreto in cui governo propone di aumentare del 50% il valore di quello che, semplificando, possiamo definire come un risarcimento al lavoratore.

Nel corso dell’ultimo vertice il Partito democratico avrebbe optato per un comprensibile passo indietro sulla questione, un passo inevitabile per evitare scissioni e polemiche da parte della sinistra e per evitare, in ottica campagna elettorale, il M5S passi come una formazione più a sinistra del Pd.

Fonte foto: https://www.facebook.com/Cameradeideputati/

Parlamento, iniziate le discussioni sul decreto dignità

Intanto in Parlamento sono iniziati i lavori sul decreto Dignità. Le commissioni hanno analizzato oltre ottocento emendamenti presentati da tutti i gruppi politici. Di questi quasi duecento sono stati respinti provocando una polemica, l’ennesima, tra il governo e l’opposizione. Troppe le proposte tagliate, fanno sapere dall’opposizione, troppo poche, ha risposto Luigi Di Maio, accusato di mettere in discussione i principi della democrazia.

Dalla coalizione di Centrodestra sono arrivate proposte per introdurre la Flat Tax e per il raggiungimento della pensione dopo quarantuno anni di contributi. La seconda proposta, di matrice Fratelli d’Italia, rientra nella lista dei provvedimenti bocciati ufficialmente perché non rientra nell’argomento trattato dal decreto Dignità.

Fonte foto: https://www.facebook.com/Cameradeideputati/