Decreto Rave: escluse le manifestazioni

Decreto Rave: escluse le manifestazioni

Un emendamento del governo modifica il decreto anti-rave ed esclude le manifestazioni ma restano le pene a 6 anni.

Il governo ha introdotto un emendamento sul decreto anti-rave che va a modificare il testo promosso il 31 ottobre. La riformulazione prevede che il reato si applica a organizzatori e promotori di rave party escludendo i partecipanti. Inoltre, una modifica ritenuta necessaria dal ministro della Giustizia Nordio era quella relativa al limitare il tipo di raduno. Viene così introdotta la parola “musicale” riferito all’invasione di terreni o edifici pubblici e privati.

Introdotto anche il rischio di spaccio di sostanze stupefacenti insieme al rischio e al pericolo per l’incolumità pubblica, l’igiene e la sicurezza. Viene tolta però la formula relativa al pericolo per l’ “ordine pubblico” considerata eccessiva. Con l’emendamento, il governo toglie anche il numero di partecipanti, prima con il limite a 50 per considerarsi illegale.

Protesta

La pena non cambia: è la più severa in Europa

Quello che non cambia però è la pena. Resta la condanna di reclusione a 6 anni come pena massima e di conseguenza anche le intercettazioni per i condannati. Si tratta della multa più alta in Europa per un rave party. La pena a 6 anni e le connesse intercettazioni sono state fortemente criticate da Forza Italia che ha presentato emendamenti per abbassare la pena massima a 4 anni e quindi non far scattare le intercettazioni come strumento di indagine.

Le modifiche apportate al governo vanno a limare solo gli aspetti più contestati che rischiavano di far cadere la norma nell’incostituzionalità. Ma il volere politico resta come si evince dalla pena. Il testo, così come presentato da Piantedosi, rischiava di applicarsi ad altri contesti e limitare la libertà personale e limitare anche manifestazioni e scioperi. Con questa modifica il governo ha limitato il reato a raduni musicali escludendo altri tipi di manifestazioni.