OpenAI accusa DeepSeek di furto intellettuale, mentre anche in Italia è stata avviata un’indagine: l’app è scomparsa dagli store di Google e Apple.
DeepSeek, il nuovo ChatGPT made in Cina, si trova ora coinvolto in un’ondata di accuse e provvedimenti sia da parte di OpenAI ma non solo. Nelle scorse ore, infatti, in Italia il Garante per la Privacy ha avviato un’indagine per verificare la gestione dei dati degli utenti. Nel frattempo, è stato rimosso dagli store digitali italiani di Google e Apple.
Le accuse contro DeepSeek
OpenAI, come riportato da Sky News, ha accusato DeepSeek di aver impiegato una tecnica nota come “distillazione“. Un metodo con cui un’intelligenza artificiale impara da un altro modello già esistente, assorbendone le conoscenze senza doverle sviluppare autonomamente.
David Sacks, consigliere speciale per l’IA del presidente Donald Trump, ha dichiarato a Fox News che ci sarebbero “prove sostanziali“. Anche Microsoft sta indagando sulla questione per verificare se ci sia stato un “furto intellettuale“.
Dall’altra parte dell’oceano, il Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha iniziato a esaminare i potenziali rischi che questo nuovo ChatGPT potrebbe rappresentare per la sicurezza del Paese. Secondo quanto riportato da CNBC, la marina militare americana ha inviato un’email al proprio personale, vietandone l’utilizzo.
Il timore principale è che un’app sviluppata in Cina possa raccogliere dati sensibili e rappresentare una minaccia in termini di cybersicurezza e manipolazione delle informazioni.
L’indagine del Garante italiano e la scomparsa dell’app
Anche in Italia, DeepSeek è finito sotto la lente d’ingrandimento delle autorità. Il Garante per la Privacy ha inviato una richiesta ufficiale alle due società che gestiscono l’app. L’intendo è ottenere chiarimenti su: quali dati personali vengano raccolti, da dove provengano, con quali finalità vengano trattati e se siano conservati su server in Cina.
Pasquale Stanzione, presidente del Garante, ha dichiarato all’ANSA che DeepSeek ha venti giorni di tempo per rispondere alla richiesta di informazioni. Intanto l’applicazione è già scomparsa dagli store di Google e Apple.