Delitto di Garlasco, nuove indagini: il Dna potrebbe riaprire il caso
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Delitto di Garlasco, nuove indagini: il Dna potrebbe riaprire il caso

Alberto Stasi

Dopo anni di battaglie legali, nuove analisi del Dna potrebbero riaprire il caso del delitto di Garlasco. I dettagli.

Il delitto di Garlasco è uno dei casi di cronaca nera più controversi in Italia. Avvenuto nell’estate del 2007, ha segnato profondamente l’opinione pubblica e la giustizia italiana, con un lungo iter processuale che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015. Eppure, a distanza di quasi due decenni, nuovi elementi potrebbero rimettere tutto in discussione. Ecco alcune dichiarazioni come riportato da ansa.it

volante della polizia
volante della polizia – newsmondo.it

Il delitto di Garlasco: un caso giudiziario senza fine

Dopo la sentenza di condanna a 16 anni di carcere, il caso sembrava chiuso. Tuttavia, negli anni successivi, più volte la difesa di Stasi ha cercato di ottenere una revisione del processo, sostenendo l’esistenza di elementi trascurati o mal interpretati. Il fulcro della nuova strategia difensiva è rappresentato dalle tracce di Dna ritrovate sulle unghie di Chiara Poggi, la giovane vittima.

Secondo chi lo difende, “Alberto è molto razionale, ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”. Viene inoltre sottolineato che non ci sarà una richiesta immediata di revisione: “Al momento noi non faremo un’istanza di revisione del processo sull’onda mediatica, non abbiamo fretta di fare cose eclatanti, non si tratta ormai di tirare fuori qualcuno di galera, perché Alberto la pena l’ha già praticamente scontata”.

Dall’altra parte, chi rappresenta la famiglia Poggi ribadisce che “è il settimo tentativo di far cadere un giudicato ed è davvero raro, straordinario”. Viene anche ricordato che, dopo la sentenza definitiva, “se ne sono occupati in totale una quarantina di magistrati, tutti sostenendo la piena responsabilità di Stasi”.

Il Dna riapre il caso?

L’elemento chiave che ha riacceso l’attenzione sul delitto di Garlasco riguarda un altro nome: Andrea Sempio. Già in passato era emerso il sospetto di un suo coinvolgimento, ma ora la difesa di Stasi insiste su un dato ritenuto cruciale: le tracce biologiche compatibili con il Dna di Sempio.

Le nuove indagini, coordinate dalla Procura di Pavia, prevedono ulteriori accertamenti genetici per stabilire con certezza se quelle tracce possano essere ricondotte all’aggressore. “Ora attendiamo la consulenza della Procura, che ovviamente ci interessa”, affermano i difensori di Stasi, aggiungendo che “prima o poi faremo l’istanza di revisione”.

Dopo diciotto anni, il padre di Chiara Poggi ha espresso la sua preoccupazione per il riemergere del caso: “Dopo diciotto anni sia io che mia moglie che nostro figlio pensavamo che fosse finita. Siamo rimasti di sasso, nessuno ci aveva detto niente”. Per la famiglia, il dolore non si è mai attenuato: “Ritrovarsi di nuovo immersi in questa storia non ci fa bene. È come una ferita mai completamente cicatrizzata che all’improvviso si riapre. Brucia”.

Mentre la giustizia procede con nuove verifiche, per Alberto Stasi si riaccende la speranza: quella di dimostrare la propria innocenza e ottenere finalmente la revisione del processo. Vedremo come andrà a finire.

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ultimo aggiornamento: 12 Marzo 2025 13:06

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