Nuovi scenari possibili in merito al delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi. Il prossimo step sul DNA che riguarda alcuni oggetti.
Continano ad essere veramente tante le ipotesi legate a quanto accaduto nel delitto di Garlasco per quanto concerne l’omicidio Chiara Poggi. Dopo i dubbi sulla presenza, reiterata, di Andrea Sempio fuori dalla villetta dove è stata uccisa la giovane, ecco ulteriori informazioni che potrebbero cambiare il quadro della situazione. In tal senso, si fa riferimento al DNA trovato nelle unghie della vittima che sarebbe compatibile con quello della linea maschile della famiglia di Sempio appunto. La difesa dell’indagato, però, potrebbe pensare di intervenire facendo un focus su alcuni oggetti “comuni”.

Delitto di Garlasco: il DNA e gli oggetti “comuni”
Nel corso della trasmissione Ore 14 con Milo Infante si è parlato del caso del delitto di Garlasco con un focus a quella che è stata la perizia sul DNA nelle unghie di Chiara Poggi che sarebbe riconducibile alla linea di sangue paterna dell’indagato, Andrea Sempio. Secondo quanto emerso, prima della scadenza dell’incidente probatorio prevista per il 18 del mese in corso, la difesa di Sempio potrebbe intervenire per sostenere la tesi che quel DNA sia “da contatto”.
I consulenti dell’indagato starebbero preparando una riunione in cui sarà elencata una lista di oggetti di uso comune presenti nella villetta di Garlasco che potrebbero essere stati toccati sia da Sempio, appunto, che dalla vittima. Tra questi ci sarebbe il telecomando della Tv ma anche il mouse del computer, senza dimenticare il corrimano delle scale. Proprio l’aver toccato tali oggetti potrebbe aver causato il trasferimento di DNA, poi ritrovato nelle unghie della vittima. Di fatto, i legali di Sempio tenteranno di sostenere che il contatto tra i due non sarebbe avvenuto tramite una colluttazione il giorno dell’omicidio, ma per via indiretta.
La questione corruzione a Pavia
Sempre a Ore 14, Milo Infante e Monica Leofreddi hanno quindi fatto il punto della situazione e di ciò che potrebbe accadere da qui ai prossimi i giorni sottolineando come non va dimenticata la questione legata all’ipotesi corruzione dell’ex pm di Pavia. In questa ottica la Leofreddi ha sottolinea come ci sia da ricordare la presenza di quel famoso “fogliettino in cui si pensa che la persona indagata ha speso nella migliore delle ipotesi 60 mila euro solo per difendersi, senza calcolare l’ipotesi della corruzione e con tre legali a disposizione. La corruzione, se fosse è un reato”.
Una situazione rimarcata anche da Infante: “La corruzione deve essere provata, è un’ipotesi su cui sta lavorando la Procura di Brescia, vedremo se porterà a delle prove concrete o no. Per ora c’è un presunto corrotto, il procuratore Venditti, e un presunto corruttore, il papà di Sempio”.