Delitto di Garlasco: comportamento menzognero di Stasi su Chiara
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Delitto di Garlasco: la telefonata di Stasi per Chiara e il “comportamento menzognero”

Alberto Stasi

La telefonata che avrebbe dovuto essere “di soccorso” da parte di Stasi nel delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi. Cosa filtra.

Se da una parte il pool di difesa di Andrea Sempio e il diretto interessato stanno adoperandosi per una strategia ben precisa dopo gli ultimi accertamenti sul DNA, dall’altra anche la figura di Alberto Stasi, per quanto concerne il delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi non sono affatto meno sotto la lente di ingrandimento. In particolare, Roberta Bruzzone, nota criminologa, per ‘Quarto Grado’, ha analizzato la telefonata fatta proprio da Stasi al 118 per dare l’allarme il giorno dell’assassinio di quella che era la sua fidanzata all’epoca dei fatti.

Mappa di Garlasco
Segnalino su Garlasco – newsmondo.it

Delitto di Garlasco: l’analisi sulla telefonata di Stasi al 118

Nel corso della recente puntata di ‘Quarta Grado’ su Rete 4, la nota criminologa Roberta Bruzzone ha analizzato quella che è stata la telefonata al 118 di Alberto Stasi nel giorno del delitto di Garlasco e dell’omicidio Chiara Poggi. L’esperta ha voluto prima di tutto precisare una cosa: “Premetto che sto applicando dei parametri che fanno parte di uno studio americano che ha esaminato migliaia di chiamate al sistema di emergenza 911 e ha estrapolato, attraverso una valutazione empirica, una serie di indicatori”.

Secondo la Bruzzone tale chiamata, teoricamente fatto per aiutare Chiara rappresenterebbe “una finestra psicologica su Alberto Stasi” dalla quale “emerge un distacco notevole ed è una situazione che non si concilia con l’urgenza che normalmente travolge un soggetto che vede la fidanzata morente a terra e che deve rapidamente attivare i soccorsi“.

Il comportamento menzognero: i dettagli

In questa ottica, la Bruzzone ha spiegato la propria visione, basata su questo studio americano. Tale distacco mostrato da Stasi che parla di “persona” e non subito della sua fidanzata e dà informazioni non precise come sdraiata “a terra” e non “nelle scale” “si concilia maggiormente con chi non è concentrato sul soccorso, ma sull’elaborare una narrazione che in qualche modo lo distanzi dall’evento. Quindi un primo indicatore che potrebbe esserci è un comportamento menzognero alla base di questa richiesta di soccorso”.

Per l’esperta “il fatto di dare delle indicazioni neutre, da cui non si ravvisa una certa gravità, serve proprio per abbassare l’impatto della violenza percepita. E anche questo è un passaggio che troviamo nei soggetti che sono stati protagonisti di quella violenza, non in coloro che la segnalano”. Inoltre […] Non la chiama per nome, non grida, non si spaventa, non verifica la respirazione, non entra nel panico. Perché per un’azione di questo tipo, anche quelli più strutturati di noi, probabilmente sarebbero stati messi in seria difficoltà. Lui fa il contrario di quello che ci attenderemmo […]”, ha detto ancora la Bruzzone a ‘Quarto Grado‘.

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ultimo aggiornamento: 14 Dicembre 2025 11:47

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