Giornata di svolta per il caso del delitto di Garlasco, tornato in discussione in queste ore per nuovi elementi sulla morte di Chiara Poggi.
Potrebbe essere una giornata di svolta per il caso del delitto di Garlasco con la morte di Chiara Poggi avvenuta nel 2007. Infatti, in data odierna, Andrea Sempio è stato chiamato in caserma a Milano per il prelievo del DNA. Il 37enne amico del fratello della vittima, indagato per l’omicidio della Poggi, è stato convocato per il test al fine di comparare il suo DNA con la traccia maschile trovata sulle unghie della 26enne.

Delitto di Garlasco: test del DNA per Andrea Sempio
Il caso del delitto di Garlasco ad una possibile svolta. In queste ore, infatti, Andrea Sempio si è recato in caserma a Milano per effettuare il test del DNA al fine di compararlo con la traccia maschile trovata sulle unghie della 26enne, Chiara Poggi. Arrivato in via Vincenzo Monti con il taxi, accompagnato dagli avvocati, il 37enne non ha rilasciato dichiarazioni.
Già in passato, Sempio, amico del fratello della ragazza, uccisa a 26 anni, era già stato indagato anni fa, ma il fascicolo era poi stato archiviato. Adesso, nuovi elementi avrebbero riacceso i riflettori sul suo conto. Ricordiamo che per il delitto è stato condannato a 16 anni di carcere il fidanzato della Poggi, Alberto Stasi.
Le nuove indagini
La situazione legata ai nuovi accertamenti su Sempio è partita dalla difesa di Alberto Stasi, i legali Giada Bocellari e Antonio De Rensis, che già alla fine del 2022 avevano depositato gli esiti di una consulenza sul DNA, che per i loro genetisti è “leggibilissimo”, e che ha poi trovato riscontro anche in procura.
Gli avvocati avevano anche depositato i risultati di altre verifiche di parte, per le quali non sarebbe possibile stabilire con esattezza il numero delle scarpe con le suole a pallini che l’omicida della Poggi ha impresso sul pavimento della villetta. Da qui, la richiesta dei pubblici ministeri di riaprire il caso, respinta in precedenza per ben due volte dal gip e, successivamente, avallata lo scorso settembre dalla Cassazione.