Delitto di Novi Ligure: come sta oggi il papà di Erika

Delitto di Novi Ligure: come sta oggi il papà di Erika

Un padre misericordioso che non ha mai smesso di credere nella redenzione di Erika, dopo il massacro di moglie e figlio a Novi Ligure.

La sera del 21 febbraio 2001, Erika De Nardo e il suo fidanzatino Mauro Favaro, detto “Omar”, uccisero brutalmente la madre e il fratellino 11enne di lei, nella casa di Novi Ligure.

Oggi i due assassini hanno ricominciato una nuova vita dopo diversi anni di reclusione, con una pena ridotta per buona condotta.

Cosa sappiamo invece del padre di Erika?

Come sta oggi Francesco De Nardo, papà di Erika?

Il padre di Erika, l’ingegnere Francesco De Nardo, la sera del brutale massacro era uscito da casa per andare a giocare a calcetto. Ma sarebbe dovuto essere la terza vittima, secondo la testimonianza di Omar, che ormai stremato aveva deciso di andarsene senza continuare il folle piano omicida.

Nonostante ciò, l’uomo ha sempre scelto il silenzio e non ha mai mancato di sostenere sua figlia, come avrebbe fatto qualsiasi padre. Dopo la perdita atroce di moglie e figlio, la vera domanda era: salvare l’unica rimasta o abbandonare anche lei?

In una Novi Ligure ancora troppo segnata da quella tragica storia, tuttavia molti sostengono la grandissima dignità del papà.

Pur se in silenzio, il padre di Erika non ha mai smesso di essere presente in carcere, anche nei giorni di Natale. Anche se straziato dal dolore per la perdita di sua moglie e suo figlio 11enne, uccisi nella loro casa di Novi Ligure, Francesco non ha mai abbandonato sua figlia.

Con il sostegno di don Antonio Mazzi, Francesco De Nardo non ha smesso di credere in quella rinascita in cui tutti speriamo, peccatori come siamo. E così, con l’aiuto di un padre davvero troppo misericordioso e comprensivo, Erika oggi è riuscita a ricominciare una nuova vita, approdando alla normalità con una laurea e un matrimonio.

E’ così che Francesco ci ricorda che “la paternità come la desideriamo, come l’abbiamo nel cuore, della quale abbiamo nostalgia, esiste”.

La strage di Novi Ligure

Uscita da una villetta del quartiere Lodolino di Novi Ligure (Alessandria), Erika chiese aiuto ai passanti per strada dopo una tragedia avvenuta in casa. Alle forze dell’ordine, l’allora 16enne raccontò che due “malviventi albanesi” avevano ucciso sua madre, Susi Cassini di 42 anni, e il fratellino Gianluca di 11 anni. Le dichiarazioni della ragazza però suscitarono da subito i primi sospetti.

Nessun segno di forzatura su porte e finestre, nessun cane aveva abbaiato e nessun rumore era stato avvertito. I sospetti quindi si concentrarono su Erika e il fidanzato Omar, che una volta scoperti cercarono di darsi la colpa a vicenda.

Le due vittime erano state colpite brutalmente con 97 coltellate: in cucina fu ritrovato il corpo della madre, mentre quello del ragazzino si trovava nella vasca da bagno.

Erika e il fidanzato vennero arrestati pochi giorni dopo, e nel dicembre 2001 vennero condannati dal tribunale dei minori di Torino in primo grado rispettivamente a 16 e a 14 anni di carcere, con sentenza poi confermata in Cassazione.

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