Alberto Stasi, condannato per il delitto di Garlasco, ha ottenuto la semilibertà. La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano.
Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, ha ottenuto la semilibertà. Lo ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Come riportato dall’Ansa, questa decisione segna un nuovo sviluppo nel percorso detentivo del 41enne, in carcere dal 2015. Nel frattempo, continua il nuovo filone di indagini su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.

Delitto di Garlasco: la decisione dei giudici sulla semilibertà
La decisione è stata presa da un collegio composto due giudici, affiancati da due esperti. L’istanza era stata presentata dai legali di Alberto Stasi, gli avvocati Giada Bocellari e Antonio de Rensis. La Procura generale di Milano aveva chiesto il rigetto, facendo leva su un episodio avvenuto il 22 marzo.
Il 41enne aveva rilasciato un’intervista alla trasmissione “Le Iene” durante un permesso premio, senza richiedere l’autorizzazione al magistrato di Sorveglianza. L’intervista è poi andata in onda il 30 marzo. Tuttavia, come riportato dal direttore del carcere di Bollate: “Non si sono rilevate, pertanto, infrazioni alle prescrizioni“, poiché la registrazione è avvenuta durante un permesso regolarmente concesso.
Fino a oggi, l’imputato beneficiava già del permesso di lavoro esterno: ogni giorno si recava presso un’azienda milanese dove svolge il ruolo di contabile, per poi rientrare la sera in carcere. Le relazioni sul suo comportamento all’interno della struttura penitenziaria sono state considerate “tutte positive“, fatta eccezione per l’episodio dell’intervista.
Le prossime tappe per Alberto Stasi
Con la semilibertà ora concessa, aggiunge l’Ansa, Alberto Stasi potrà rimanere fuori dal carcere per una parte ancora più ampia della giornata. La normativa consente infatti, oltre all’attività lavorativa, anche la partecipazione ad attività istruttive e sociali. Gli orari e le modalità saranno definiti nelle prescrizioni imposte dal Tribunale.
L’imputato sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione, inflitta in via definitiva nel 2015. Attualmente, dopo dieci anni di detenzione, non è escluso che – in un futuro prossimo – possa chiedere un’altra misura alternativa alla detenzione: l’affidamento in prova ai servizi sociali.
In quel caso, non rientrerebbe più in carcere, ma proseguirebbe l’espiazione della pena svolgendo lavori socialmente utili. Tenendo conto anche della possibilità di ottenere la liberazione anticipata, potrebbe concludere la pena tra il 2028 e il 2029.