L’ex moglie di Antonio Di Fazio, condannato per 5 violenze sessuali, è stata ufficialmente riconosciuta come vittima ma ormai è troppo tardi.
Antonio Di Fazio sta attualmente scontando la sua pena in carcere, arrivata dopo 5 episodi di violenza sessuale. L’ex manager farmaceutico, infatti, era stato arrestato per aver narcotizzato, con uso di benzodiazepine, e poi molestato una studentessa di 21 anni.
L’uomo l’aveva attirata in casa sua con la scusa di uno stage. La ragazza era poi riuscita a denunciarlo, dando il coraggio anche ad altre quattro vittime di raccontare cosa avevano subito. Anche l’ex moglie aveva tentato di raccontare la sua verità, vedendo però ogni sua accusa finire in prescrizione.
Questo lunedì, la pena di Antonio di Fazio è stata ridotta a nove anni di reclusione, decisione che ha fatto imbestialire la sua vecchia consorte che ora vuole giustizia ma che non può ottenerla.
Tredici denunce al marito: nessuna condanna
L’ex moglie di Antonio Di Fazio, assistita dal suo legale Maria Teresa Zampogna, lo ha denunciato tredici volte dal 2009 al 2016. I reati di cui lo accusava erano maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale con narcotizzazione e tentato omicidio. Tutte cause poi archiviate nel 2011 e nel 2017 dalla magistratura, che le aveva considerate come discussioni fra coniugi, viste anche le denunce presentate in risposta da Di Fazio contro la moglie. Nel 2021, l’avvocato Zampogna chiese per la sua assistita che venisse riaperto il fascicolo e la donna è stata riconosciuta come vittima. Il problema, però, è che è troppo tardi: i reati commessi da Di Fazio sono stati prescritti.
Il commento dell’avvocato dell’ex moglie
“Ci sono persone nella magistratura – ha commentato l’avvocato Maria Teresa Zampogna a Fanpage – responsabili del fatto che le è stata rovinata la vita, perché ora i reati sono caduti in prescrizione. Ma c’è di più: per colpa di quelle archiviazioni Di Fazio non è stato fermato e – dalle sentenze e dalle misure cautelari in atto – risulta che abbia usato violenza sulla studentessa della Bocconi e su altre ragazze. Qui ci sono delle colpe per aver lasciato in libertà questo uomo che ha rovinato la vita alla mia assistita, a suo figlio e ad altre ragazze. La mia assistita ha subìto il così detto fenomeno della vittimizzazione secondaria processuale. Non ha avuto alcuna giustizia in Tribunale e non avrà alcun risarcimento: le resta una giustizia morale perché la sentenza del giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto che aveva ragione“.