Detenuto sgozza il compagno di cella: l’agghiacciante “arma” del delitto

Detenuto sgozza il compagno di cella: l’agghiacciante “arma” del delitto

Omicidio in carcere a Salerno: un giovane magrebino di 24 anni aggredisce e sgozza il proprio compagno di cella con una lametta.

Un episodio di estrema violenza ha scosso il carcere di Salerno, dove un detenuto di origine magrebina ha sgozzato il suo compagno di cella con una lametta.

L’aggressore, un giovane di 24 anni, è stato immediatamente bloccato dagli agenti della polizia penitenziaria, ma per la vittima non c’è stato nulla da fare.

Sgozza il compagno di cella: la dinamica dei fatti

L’incidente, come riportato da Corriere.it, è avvenuto nella serata di ieri, ma la notizia è emersa solo nella mattinata odierna.

Secondo le prime ricostruzioni, tra i due detenuti vi sarebbe stata una violenta lite, culminata con l’aggressione fatale.

L’assassino ha utilizzato una comune lametta estratta da un rasoio Bic per colpire il suo compagno di cella alla gola.

La ferita, profonda e letale, ha causato una massiccia perdita di sangue. Gli agenti penitenziari sono intervenuti tempestivamente e hanno soccorso la vittima.

Che era ancora in vita, ma le sue condizioni erano troppo gravi. Trasportato d’urgenza in ospedale, l’uomo è deceduto poco dopo.

Il possibile movente dell’omicidio

La vittima, anch’essa di origine magrebina, aveva 30 anni e soffriva di gravi problemi di deambulazione.

Proprio per questa sua condizione, le autorità carcerarie avevano deciso di assegnargli un compagno di cella che parlasse la sua stessa lingua, nella speranza che potesse offrirgli supporto e compagnia.

Tuttavia, nonostante queste precauzioni, tra i due è scoppiata una violente lite che è degenerata in tragedia.

Le motivazioni esatte del gesto restano ancora oscure. Non è chiaro cosa abbia scatenato la violenza, ma gli investigatori stanno esaminando ogni possibile pista, compresi eventuali dissapori preesistenti o situazioni di disagio all’interno della cella.

La dinamica del crimine e il fatto che l’aggressore abbia usato una lametta, un oggetto comune ma potenzialmente letale, sollevano interrogativi sulla sicurezza e sulla gestione dei detenuti.

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