Luigi Di Maio rinuncia al ruolo da vicepremier ma spera nel Viminale diventando il nuovo ministro dell’Interno. Ma rischia di rimanere fuori dal governo.
Luigi Di Maio rinuncia alla carica di vicepremier e sblocca (ma non risolve) la trattativa con il Pd per la formazione del nuovo governo. Il leader del Movimento 5 Stelle torna ora alla carica per il Viminale e vuole un ruolo da Ministro dell’Interno. E su questo punto rischia di nascere un nuovo nodo che Giuseppe Conte dovrà sciogliere nelle prossime ore, possibilmente entro le 18.00, quando arriveranno i risultati del voto sulla Piattaforma Rousseau.
Conte bis, un governo senza vicepremier
Di Maio subisce lo scacco matto di Franceschini che su Twitter incastra il leader del MoVimento proponendo di eliminare la figura dei vicepremier, Di fronte al passo indietro del Pd, il leader del MoVimento ha rinunciato alla carica di vicepremier per creare un perfetto equilibrio ai vertici del nuovo governo Conte. Nel segno della discontinuità invocata a gran voce da Nicola Zingaretti sin dal primo giorno di trattative.
Le trattative tra il Pd e il Movimento 5 Stelle
Ma la strada non è tutta in discesa. Le delegazioni del Pd e del Movimento 5 Stelle dovranno risolvere gli ultimi punti del programma di governo e gli iscritti alla piattaforma Rousseau dovranno esprimersi sulla nascita del nuovo esecutivo. Intanto i vertici delle due forze politiche, insieme con Giuseppe Conte, dovranno procedere con la formazione della squadra dei ministri.
Luigi Di Maio vuole il Viminale… ma rischia di rimanere fuori dal governo
Lasciata la carica di vicepremier, Luigi Di Maio starebbe pensando nuovamente al Viminale per assicurarsi un ruolo di rilievo nell’esecutivo. la carica di Ministro dell’Interno, come insegna Matteo Salvini, può portare consensi al MoVimento. Il risvolto della medaglia è che contro il Viminale Matteo Salvini inizierà un bombardamento mediatico difficile da sopportare. Per questo motivo Conte agli Interni vorrebbe mettere un tecnico, una decisione che tutelerebbe il Pd e il MoVimento lasciando a una parte terza un Ministero cruciale.
Ma affidare il Ministero degli Interni a un tecnico significherebbe in qualche modo licenziare lo stesso Luigi Di Maio, che di fronte all’ipotesi di un Ministero minore potrebbe seguire l’esempio di Nicola Zingaretti decidendo di non entrare a far parte della squadra di governo.