Dimissioni, il 40% dei lavoratori si è pentito della propria scelta

Dimissioni, il 40% dei lavoratori si è pentito della propria scelta

Lo studio è stato condotto dal Politecnico di Milano su 800 lavoratori e 100 aziende.

Secondo Mariano Corso, professore del Politecnico di Milano, non è facile per le imprese medio-grandi in Italia assumere nuovi dipendenti. Vorrebbero assumere, ma devono fare i conti con un disagio nato dalla pandemia, rappresentato dall’aumento del numero di dimissioni e dalla carenza di professionisti. “Le aziende devono cercare di non perdere i lavoratori che hanno, aumentandone l’engagement“, spiega il professor Corso.

I risultati dello studio

Il PoliMi e Doxa hanno collaborato in un’indagine intitolata “Vita, Lavoro, Felicità: Creare una Nuova Relazione tra il Personale e l’Organizzazione”. Il sondaggio ha coinvolto 800 dipendenti, tra impiegati amministrativi e operai, sia 100 aziende di medie-grandi dimensioni. I risultati, in generale, dimostrano una situazione variegata.

Un paio di fattori inevitabili da considerare sono le dimissioni del personale e la carenza di talenti, difficoltà che possono rappresentare un ostacolo per le aziende. Come si può risolvere questo problema? Secondo le statistiche, nel 2023 il 59% delle organizzazioni prevede di aumentare il personale, ma il 94% ha difficoltà a trovarne di nuovo adatto alle proprie esigenze.

Tutto ciò ha conseguenze economiche inevitabili: come rivelano le statistiche del sistema informativo Excelsior Unioncamere, la difficoltà di trovare personale (più del 40%, attualmente) considerando che il tempo di ricerca può durare da 2 a 12 mesi, ha causato una perdita di valore aggiunto di 37,7 miliardi di euro solo nel 2022.

Dimissioni: tra pentimento e benessere psicologico

Negli anni 2021 e 2022, il numero di dimissioni ha superato il record di 3 milioni. Dati recenti mostrano che il 46% dei lavoratori ha cambiato lavoro o ha intenzione di farlo. Tuttavia, una percentuale significativa di essi (41%) non lo farebbe di nuovo. Questa insoddisfazione indica che le condizioni del mercato del lavoro sono differenti, ma non come si aspettavano.

Inoltre, il benessere psicologico è un aspetto da non trascurare. Solo l’11% dei lavoratori si considera in buona salute, e il 42% ha dichiarato di essersi assentato dal lavoro a causa di un disagio psicologico o relazionale almeno una volta nell’ultimo anno.

Le ragioni di questo disagio sono varie e vanno dall’ansia ai problemi sociali, come le difficoltà nei rapporti interpersonali con superiori, colleghi e collaboratori. Solo il 7% dei lavoratori si dichiara soddisfatto della propria situazione attuale.

L’importanza della work-life balance

Il Politecnico di Milano ha identificato due dinamiche principali legate all’equilibrio tra lavoro e vita privata. La prima è la work-life integration, in cui gli individui ritengono che il loro lavoro sia parte della loro soddisfazione personale e gestiscono in modo integrato entrambi gli aspetti. Questo vale per il 43% dei lavoratori.

La seconda dinamica è la work-life separation, in cui gli individui traggono la loro soddisfazione personale principalmente al di fuori del lavoro, preferendo così tenere separati lavoro e vita privata.