Dopo l’assoluzione del bidello per la famosa “palpata sotto ai 10 secondi”, lo stesso tribunale emana un’altra decisione controversa.
Dopo l’assoluzione nei confronti del bidello che aveva palpato una ragazza in “tono scherzoso per meno di 10 secondi“, la stessa giudice ha scelto di favorire l’autore di un’altra presunta molestia generando una grossa polemica. Una dipendente di un museo romano, infatti, ha denunciato il suo superiore e dirigente per alcune frasi e toccatine non giustificate.
La decisione della tribunale ha dato ragione all’uomo motivando che: “Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente“.
La denuncia della ragazza
Secondo quanto raccontato dalla giovane e quanto riportato dal Corriere della Sera, il suo capo le avrebbe rivolto frasi come “quanto mi arrapi” e domande con il solo scopo “di imbarazzarla o di introdurre il tema sesso“. Il quotidiano spiega anche che: “Il dirigente «la bloccava in un angolo e le palpeggiava come al solito fianchi, schiena e pancia dicendo “dai fammi toccare ancora un po’…”».
Al processo, però, le colleghe si sono discostate dai racconti dell’accusatrice, attenuando e ridimensionando la situazione. La fisicità del dirigente è diventata un modo di fare “giocherellone” secondo una delle testimoni.