Come effettuare ricorso contro l’INPS nel caso in cui si profili una situazione di rinuncia per la legge 104: cosa c’è da sapere in merito.
La Legge 104 del 1992 rappresenta uno strumento normativo di primaria importanza per la tutela dei diritti, dell’assistenza e dell’inclusione sociale delle persone con disabilità in Italia. Conosciuta come “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate“, essa garantisce una serie di misure che hanno come obiettivo principale quello di migliorare la qualità della vita sia dei soggetti direttamente interessati, sia di coloro che se ne prendono cura quotidianamente. Scopriamo, dunque, come fare ricorso contro l’INPS nel caso in cui la domanda venga respinta.
Legge 104, come fare ricorso contro l’INPS se la domanda è rigettata
Fruire dei benefici previsti dalla legge 104 non è sempre semplice, in quanto, in molti casi, le domande presentate possono andare incontro a rifiuti, spesso per ragioni tecniche, documentali e/o interpretative.
In questi casi, è importante sapere che esistono modalità di ricorso, alle quali si può accedere anche senza spendere tanti soldi. Il percorso per ottenere il riconoscimento dei benefici previsti dalla Legge 104 può rivelarsi complesso e articolato.

Tra le cause più comuni di rigetto vi sono, in primis, la presentazione di una documentazione incompleta, ma anche valutazioni sanitarie non esaustive nonché un’applicazione restrittiva delle disposizioni normative da parte degli organi preposti, in particolare dell’INPS.
Il mancato accoglimento della domanda non fa capo, però, ad una decisione definitiva e immutabile: infatti, il cittadino ha il diritto di chiedere un riesame o, se necessario, di ricorrere alla giustizia.
Il riesame amministrativo: il primo passo da compiere
In caso di esito negativo, il primo strumento da tenere in considerazione è il riesame amministrativo, da inoltrare all’INPS entro 30 giorni dalla comunicazione del diniego.
Tale procedura, gratuita e relativamente semplice da attuare, consente di correggere eventuali errori formali o di integrare la documentazione mancante. Spesso sottovalutato, il riesame può rivelarsi risolutivo, soprattutto quando il rigetto deriva da incomprensioni o da un’analisi incompleta del quadro clinico.
Qualora il riesame non sortisca l’esito sperato, è possibile intraprendere un’azione legale. Nonostante appaia più complessa, questa via non è sempre onerosa.
Le persone con un reddito annuo personale inferiore a una soglia stabilita (aggiornata annualmente, è fissata, al momento, intorno ai 12.838 euro) possono beneficiare del patrocinio a spese dello Stato. Tale agevolazione è estesa anche ai familiari che agiscono per conto della persona disabile.
Chi supera leggermente questo limite può comunque contare sull’aiuto di tante realtà del territorio: associazioni di tutela dei diritti dei disabili, sindacati, patronati e studi legali che offrono consulenze gratuite o a tariffe agevolate.
Per il buon esito del ricorso, assume particolare importanza la documentazione medica allegata, che deve essere composta da certificati recenti, dettagliati e redatti da specialisti nei quali è descritta, in modo chiaro e coerente, la situazione clinica del richiedente per la quale bisogna dimostrare il possesso dei requisiti previsti dalla legge.