Dominique Pelicot condannato per gli stupri aggravati contro l’ex moglie Gisèle: sentenza storica, ma le pene dividono l’opinione pubblica.
Si è concluso oggi ad Avignone il processo sugli stupri di Mazan, che ha visto Dominique Pelicot condannato al massimo della pena prevista: 20 anni di reclusione per gli stupri aggravati dell’ex moglie, Gisèle Pelicot. Per dieci anni, l’uomo ha drogato la moglie per violentarla e permettere che decine di uomini, reclutati online, abusassero di lei.
La sentenza contro Dominique Pelicot: 20 anni di carcere
Oltre a Pelicot, 50 coimputati sono stati dichiarati colpevoli. Non tutti gli aggressori sono stati identificati, ma i condannati dovranno scontare pene comprese tra i 3 e i 13 anni. Molti di loro sono stati inoltre inseriti nel Fijais, il registro francese degli autori di reati sessuali e violenti.
All’uscita dal tribunale, Gisèle Pelicot è stata acclamata da una folla di sostenitori, tra cui attivisti e rappresentanti della società civile.
In una dichiarazione breve ma incisiva, ha espresso il desiderio di un futuro basato sul rispetto reciproco tra uomini e donne: “Penso alle vittime le cui storie restano nell’ombra. Voglio che sappiate che condividiamo la stessa lotta”.
Nonostante il suo rispetto per il verdetto, Gisèle ha riconosciuto le critiche dei movimenti femministi e dei suoi stessi familiari, che hanno definito le pene troppo leggere.
La reazione della politica
Il processo ha suscitato un’ondata di solidarietà nei confronti di Gisèle, trasformandola in un’icona femminista.
Messaggi di sostegno sono arrivati da figure istituzionali come Yael Braun-Pivet, presidente dell’Assemblée Nationale, e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che su X ha scritto: “La vergogna deve cambiare campo. Grazie, Gisèle, per aver dato una voce forte alle donne di tutto il mondo”.
Anche la folla presente fuori dal tribunale ha mostrato il proprio sostegno con cori, striscioni e applausi. Lo striscione “Merci Gisèle” campeggiava davanti al Palazzo di Giustizia, simbolo di una battaglia che supera i confini francesi.
La rabbia dei movimenti femministi
Nonostante la portata storica della sentenza, il verdetto non ha soddisfatto tutti. Le attiviste femministe hanno protestato davanti al tribunale, definendo le pene inflitte “una vergogna per la giustizia”.
La delusione è stata condivisa anche dai tre figli di Gisèle, che hanno espresso la loro frustrazione per la presunta morbidezza delle condanne.