Una donna 25enne e il fidanzato hanno ucciso una sosia per simulare la propria morte e sfuggire alla famiglia.
In una vicenda che ha sconvolto la Germania, una donna 25enne di nome Schahraban è stata condannata all’ergastolo insieme al fidanzato Sheqir per l’omicidio premeditato di una sosia. Il piano della giovane era inscenare la propria morte per sottrarsi al controllo della famiglia.
Un piano diabolico per una fuga disperata
Per farlo, ha trascorso settimane sui social cercando una vittima che le somigliasse abbastanza da confondere i propri genitori. Alla fine ha trovato Khadidja, una beauty blogger di 23 anni, e ha attirato la ragazza con la promessa di un trattamento estetico gratuito.
L’omicidio, avvenuto in un bosco remoto, è stato particolarmente brutale: Khadidja è stata pugnalata oltre 50 volte. Dopo averla uccisa, i due hanno collocato il corpo nel bagagliaio di un’auto, che è stata poi ritrovata dai genitori di Schahraban. Inizialmente, il piano sembrava aver avuto successo: i genitori hanno identificato il cadavere come quello della figlia. Tuttavia, analisi successive hanno rivelato la terribile verità.
Dettagli inquietanti e un movente oscuro
Secondo le indagini, il movente di Schahraban era il desiderio di sfuggire al controllo familiare. La giovane era in una situazione difficile, con un matrimonio fallito e una perdita di stabilità economica. L’omicidio, però, non era solo un atto disperato; prove emerse durante il processo suggeriscono l’uso di rituali di magia nera. Note in arabo, fotografie dell’ex marito e altri oggetti trovati nella loro auto indicano che Khadidja sarebbe stata un “sacrificio” per favorire la fuga e maledire chi si opponeva ai piani della coppia.
Schahraban e Sheqir, che hanno mostrato freddezza durante il processo, non si sono limitati a questo crimine. Sono emerse prove di ulteriori tentativi di violenza, incluso il pagamento di 5.000 euro per assoldare un sicario contro il fratello dell’ex marito e un piano per eliminare testimoni dal carcere.
La corte ha emesso una condanna all’ergastolo per entrambi, seguita da un appello del padre della vittima affinché simili atrocità non si ripetano. Questo caso rimane un esempio inquietante di come ossessioni personali e disperazione possano trasformarsi in atti mostruosi.