Le donne italiane sono sempre state geniali realizzatrici di invenzioni, immaginando e progettando le cose più disparate e sorprendenti.
Purtroppo però la visione della donna imperante nei secoli passati (solo nei secoli passati?) ha impedito loro di uscire dall’ombra.
Finalmente rende loro giustizia il Professor Marco Martinez, docente di Storia Economica all’Università di Pisa, che ha pubblicato il primo studio italiano in merito, ricostruendo il difficile cammino delle donne inventrici da metà dell’800 ad oggi.
Sì, oggi. Ancora ai giorni nostri infatti solo il 16% dei brevetti europei vede una donna come inventrice.
Il primo brevetto femminile
Il primo brevetto italiano risale al 1421 e fu concesso a Filippo Brunelleschi: il celebre architetto aveva ideato il sistema di sollevamento di una chiatta, progettata per trasportare lungo il corso dell’Arno il marmo necessario a costruire il Duomo di Firenze.
Ci vollero ben quattrocento anni perché, nel 1861, una donna combattiva e brillante, Rosa Predavalle riuscisse a far registrare il suo “pianoforte con sondino”: la prima invenzione femminile brevettata, va detto, fu davvero geniale: il pianoforte con sondino era infatti un accorgimento tecnico che consentiva di poter suonare a tutte le ore senza creare rumore che desse disturbo ai vicini.
Il successo di Rosa generò naturalmente un gran clamore e la notizia fu riportata dalla stampa, trasmettendo coraggio alle altre inventrici: sebbene i loro brevetti fossero talvolta respinti per ragioni ideologiche, molte donne videro protette le loro invenzioni, tanto che, fino al Ventennio, il numero di brevetti concessi alle donne era quasi identico a quello dei brevetti ottenuti dagli uomini. Un risultato mai più ripetutosi.
Durante il Fascismo (anche in ragione di una propaganda che mise un freno all’indipendenza femminile, dipingendo le donne come mogli e madri dedite al lavoro fuori casa solo quando strettamente necessario per ragioni economiche), la creatività delle donne sembra arrestarsi. Si dovrà attendere il Dopoguerra e in particolare il Boom Economico, perché i brevetti delle donne riprendessero a crescere.

Ma cosa brevettavano, e brevettano, le donne?
Le loro invenzioni non divergono da quelle maschili e coprono un po’ tutti gli ambiti, concentrandosi, in passato, sulla casa, sulla meccanica, in particolar modo tessile, e persino sul trasporto degli armamenti.
In piena Prima Guerra Mondiale, nel 1918, Francesca Giuseppa Sillani brevetta una tenda da campo per l’esercito e Lina Holzer, inventa un “economizzatore di combustibile”, per migliorare l’efficienza degli impianti di riscaldamento. Lo studio, comunque riporta moltissimi esempi, dando visibilità a donne fino a oggi misconosciute che, con il loro ingegno, hanno contribuito non poco al progresso tecnologico del nostro paese.
Scrive infatti il Professor Martinez nel suo bel lavoro: “Queste donne furono vere e proprie imprenditrici della creatività, capaci di trasformare idee in soluzioni tecniche e di sfidare barriere legali, culturali e sociali. La nostra ricerca mostra come le dinamiche di genere abbiano inciso profondamente nei processi di innovazione e come il legame tra industrializzazione, cultura e diritti sia stato decisivo nel determinare le opportunità delle donne. Ma le discriminazioni di ieri continuano a lasciare tracce nel presente ancora oggi”.