Donne protestano per strada: lo sciopero contro la disparità salariale

Donne protestano per strada: lo sciopero contro la disparità salariale

Decine di migliaia di persone, tra donne e persone non binarie, scioperano contro gap salariale: “Incluso il lavoro da casa”.

Quello della differenza di salario tra uomini e donne non è un argomento che incendia gli animi solo in Italia, ma anche all’estero la tensione è percepibile. Le lavoratrici in Islanda hanno deciso di scendere nelle piazze per alzare la voce e protestare per i propri diritti: alla manifestazione si unisce anche la Prima Ministra.

La protesta contro il divario retributivo

Uno sciopero di 24 ore, in cui migliaia e migliaia di persone sono scese per strada per manifestare contro il divario salariale che affligge le donne – e le persone non binarie – del popolo d’Islanda.

In tutto il Paese, infatti, continuano a registrarsi aumenti tra la differenza dei salari delle donne e quelli degli uomini. Gli organizzatori dello sciopero, intendono esattamente esaltare questa disparità oltre che concentrare l’attenzione sulla diffusa violenza sessuale nel Paese.

Lo sciopero anche sul lavoro da casa

Le manifestanti chiedono che vengano resi pubblici gli stipendi di tutti i settori, soprattutto quelli in cui sono impiegati le donne. Si fa riferimento in particolare a quello delle pulizie, notoriamente tra i meno retribuiti sul lavoro. 

“Non assumerci il lavoro non retribuito che dovremmo assumerci, come la cura dei bambini e i lavori domestici. Ci aspettiamo che mariti, padri, fratelli e zii si assumano le responsabilità legate alla famiglia e alla casa: preparare la colazione e il pranzo al sacco, ricordare i compleanni dei parenti, comprare un regalo per la suocera, fissare un appuntamento dal dentista per tuo figlio, etc”, chiosa una delle manifestanti.

La premier: “Disuguaglianze inaccettabili”

Alla protesta ha aderito anche la Prima Ministra, Katrín Jakobsdóttir, che aveva annunciato la sua decisione già venerdì, in un’intervista al portale di notizie mbl.is. Alla protesta hanno preso parte anche diverse ministre del governo islandese, come quelle della Giustizia e della Cultura.

Non lavorerò quel giorno, come spero facciano anche tutte le donne qui presenti”, aveva detto Jakobsdóttir, evidenziando che non sono stati raggiunti gli obiettivi di piena uguaglianza di genere, cosa “inaccettabile nel 2023”.