Draghi blocca gli affari con la Cina!

Draghi blocca gli affari con la Cina!

Il premier Draghi ha deciso di porre il veto su un’operazione legata al trasferimento di tecnologie da un’azienda italiana alla Cina.

Il premier italiano Mario Draghi ha fatto una scelta clamorosa. Sebbene non sia la prima volta che il presidente del Consiglio fa uso del cosiddetto “golden power” per bloccare degli affari tra compagnie private, in questo caso la sua scelta è davvero importante. L’azienda italiana Robox, una delle più importanti compagnie italiane nel mondo della robotica, non potrà cedere le proprie tecnologie all’azienda cinese Efort.

I dettagli dell’operazione

L’azienda Robox è estremamente interessante, in quanto punta di diamante della robotica italiana. Con sede nella provincia di Novara, precisamente a Castelletto Ticino, Robox è una delle compagnie leader, in Italia, nel settore della produzione di apparecchi elettronici, della programmazione, dei linguaggi di programmazione, della robotica, del controllo del movimento e del controllo numerico delle macchine utensili.

L’affare bloccato da Draghi era con la compagnia cinese Efort, che voleva acquisire tecnologie della Robox, pagando un milione di euro. Nel dettaglio, ai cinesi interessavano i codici sorgente e i file tecnologici dell’azienda italiana. Ebbene, il “golden power” di Draghi ha bloccato tutto. Quello che è rimasto, però, è l’accordo che permette ai cinesi della Efort di aumentare la quota del capitale di Robox, dall’attuale 40 al 49%. L’operazione è stata valutata nell’ordine dei 2 milioni di euro, ovvero la cifra messa sul piatto dai cinesi per l’aumento di quota del capitale dell’azienda italiana.

Mario Draghi

Come è stata presa questa decisione?

La scelta del premier Draghi è stata accolta favorevolmente dalla maggioranza degli esperti e degli addetti ai lavori. Come mai? Si temeva l’ingerenza del Partito Comunista Cinese negli affari italiani. “Si tratta di una misura importante per la sicurezza nazionale che va apprezzata, e che dimostra da un lato la validità dello strumento giuridico di tutela creato in questi anni e dall’altro l’esigenza di mantenere sempre alto il livello di attenzione”. Queste le dichiarazioni di Enrico Borghi, responsabile sicurezza della segreteria nazionale del Partito Democratico nonché membro del Copasir.