I droni Shahed, usati dalla Russia contro l’Ucraina, hanno trasformato le strategie militari moderne. Caratteristiche, costi e impieghi.
L’aggressione russa contro l’Ucraina ha segnato un punto di svolta nella guerra moderna. A differenza di altri conflitti recenti, questo ha visto l’introduzione massiva di droni kamikaze, come i droni Shahed, sviluppati in Iran e adattati dalla Russia con il nome di Geran. Questi dispositivi non pilotati e carichi di esplosivo hanno reso possibile colpire obiettivi strategici a centinaia di chilometri di distanza, a un costo irrisorio rispetto ai sistemi difensivi occidentali.

L’arma che ha cambiato la guerra: economica, letale, difficile da fermare
Come riportato da tg24.sky.it, l’efficacia dei droni Shahed deriva da tre fattori principali: il basso costo, la lunga autonomia e la capacità di eludere le difese tradizionali. Il loro prezzo varia dai 20.000 ai 60.000 dollari, ma in alcuni casi, con componenti locali russi, si stima possa scendere fino a 48.000 dollari. Una cifra irrisoria se confrontata ai 3 milioni di dollari necessari per un missile intercettore Patriot.
La risposta dell’Europa: tra ritardi e nuove strategie difensive
Secondo dati CNN, la Russia è passata da 1 drone al giorno nel 2022 a 194 nel settembre 2025, con picchi fino a 700 lanci in una sola notte come riferito da AP News. Questo aumento esponenziale ha messo in crisi il sistema difensivo ucraino e ha fatto scattare l’allarme in Europa. La Commissione europea ha lanciato l’idea di un “muro di droni” lungo i confini orientali, che includa radar, laser e contromisure elettroniche secondo DroneXL.
Nel frattempo, si rafforza la collaborazione militare con Kiev. In Polonia è attivo un centro di addestramento congiunto per l’intercettazione dei droni, dove sono gli ucraini – esperti sul campo – a istruire le forze europee. Una svolta significativa: nel 2022 erano gli europei ad addestrare gli ucraini, oggi avviene il contrario.