La Camera bassa del parlamento russo sta valutando di ritirarsi dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’Organizzazione mondiale del commercio.
L’annuncio arriva dal quotidiano russo Kommersant che ha citato il vicepresidente della Duma di stato, Pyotr Tolstoj. La Duma avrebbe preso questa decisione su invito del ministero degli esteri che ha inviato alla camera un elenco di accordi da cui valutare di ritirarsi.
“Intendiamo esaminarlo insieme al Consiglio della Federazione”, ha spiegato il deputato del partito di governo Russia Unita. “La Russia si è ritirata dal Consiglio d’Europa, ora il prossimo passo è ritirarsi dall’Oms e dal Wto, che hanno trascurato tutti gli obblighi nei confronti del nostro Paese“, ha aggiunto Tolstoy. “C’è del lavoro da fare per rivedere i nostri obblighi internazionali, i trattati, che oggi non portano benefici, ma danni diretti al nostro Paese“, ha concluso il parlamentare.
Il motivo della decisione della Duma
Questo potrebbe essere un serio problema sotto vari punti di vista. Già settimane fa si era parlato di rischio di epidemie a Mariupol e proprio ieri l’Oms ha parlato di rischio colera nella città che ormai è in mano russa. Questa dichiarazione ha indispettito Mosca e ha iniziato a valutare la possibilità di abbandonare l’organizzazione della sanità. Secondo alcuni, questo ha influito sulla scelta della Duma di valutare il ritiro. Per quanto riguarda l’abbandono alla World trade organization, la decisione sarebbe motivata dalle sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente.
Un altro documento che sta valutando la Duma riguarda il divieto di scambiare prigionieri con il Battaglione Azov. La resa di Mariupol è arrivata con l’evacuazione degli oltre 260 soldati ucraini che però sono stati trasferiti sul territorio russo. Secondo Kiev questi dovrebbero far parte di uno scambio di prigionieri ma la Duma non aveva accettato nulla. Infatti, i combattenti del battaglione Azov sono stati definiti criminali dai russi, considerati i primi neonazisti da cui liberarsi. Per questo motivo non vorrebbero farli rientrare in patria.