Durante un’intervista Giorgia Meloni difende le ultime decisioni del Governo, ma non dice che per l’Italia il futuro è nero.
In una lunga intervista condivisa a Corriere della Sera, Repubblica e Stampa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha replicato sulle polemiche che la coinvolgono. La premier alza la voce e difende pubblicamente l’operato del governo per quanto riguarda la tassazione degli extraprofitti delle banche, il salario minimo e il Pnrr.
In difesa del Governo
Senza freni davanti ai microfoni delle grandi stampe italiane, Giorgia Meloni rivendica soprattutto la tassa alle banche. “È un’iniziativa che ho assunto io. E lo rifarei. Non c’è alcun intento punitivo nei confronti del sistema bancario”, afferma.
Dal Pnrr invece “non è stato tagliato nulla”. Le opere verranno portate avanti, solo che “rispetto agli obiettivi del Pnrr – che sono strategici, di innovazione, di infrastrutture – i progetti da mille euro sulle ringhiere sono incompatibili. Non è questo che il Pnrr deve fare“.
La premier afferma anche che il mandato alla Cnel servirà per “fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero, che magari per alcune categorie può prevedere anche il tema del salario minimo”.
La risposta arriverà “in tempo per la legge di bilancio”, spiega. Ma la colpa sarebbe della sinistra che “vuole fare politica invece che affrontare davvero la questione. Loro sono consapevoli del fatto che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero ma ti dicono che siccome hanno iniziato una raccolta di firme la portano avanti”.
Poi, il rinnovo del taglio del cuneo fiscale per la Meloni resta un punto fondamentale. Anche se i fondi scarseggiano, la premier assicura che non ci saranno strappi nella maggioranza: “Ho parlato anche ai leader della maggioranza, per essere certi che tutti condividano gli obiettivi. Poi decideremo le misure”, dichiara.
Quello che la Meloni non dice
Tuttavia Giorgia Meloni non ha spiegato come mai si è dovuto attingere a quei 3 miliardi degli istituti di credito. O perché quella crescita economica prevista per l’Italia si è rivelata invece molto inferiore, rendendo difficile far quadrare i conti.
Per quanto riguarda la crescita economica, l’Ocse sosteneva che la crescita del PIL rallenterà in Italia dal 3,8% del 2022 all’1,2% quest’anno, all’1% nel 2024. La colpa ricade sull’inflazione, ma non si è tenuto conto del -0,3 del secondo trimestre e del calo delle presenze turistiche, che ha segnato 800 mila presenze in meno ad agosto.
Per quanto riguarda il Pnrr, Meloni ha garantito che non ci saranno tagli e che le opere saranno portate avanti. Ma potrebbe essere davvero così data l’appurata inefficienza del governo assorto dalla mala gestione delle finanze e i ritardi accumulati nei mesi?
Se chi il lavoro lo perde non è tutelato poi è ovvio ottenere un calo dei consumi. E in tutto ciò, la lotta il reddito di cittadinanza non ha molto senso, così come la questione sul salario minimo.
La diminuzione dell’inflazione, poi, rappresenta un fattore negativo per lo Stato italiano vede crescere sempre più il suo grande debito pubblico. Inoltre, il governo Meloni dovrà in previsione una crescita del rapporto debito/Pil, che proprio grazie all’inflazione era sceso sotto quota 150%.
Il prossimo anno sarà la Commissione europea ad esaminare le nostre leggi di bilancio, per cui bisognerà rispettare le regole europee su debito e deficit. Sarà pronto il governo a fare i conti con i disagi dei mercati e dello spread?