Educatore allontanato dalla Chiesa perché gay: "Ho sofferto molto"
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Educatore allontanato dalla Chiesa perché gay: “Ho sofferto molto”

interno chiesa panche altare

Non voglio che altri ragazzi perdano la fede per qualcosa che, in realtà, non riguarda affatto la fede”, afferma Giacomo.

Ha fatto molto discutere il caso dell’animatore gay di Cesena, escluso dal centro estivo parrocchiale dove lavorava a causa di una sua foto pubblicata su Instagram. Tuttavia, questo non è stato un episodio isolato: un altro educatore, allontanato dalla Chiesa per la sua omosessualità, oggi decide di raccontare la sua storia per sperare di arrivare a una soluzione.

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Si tratta di avvenimenti tristi, che discriminano ancora molte persone per la loro omosessualità. Una questione che in realtà “non riguarda affatto la fede”. A dichiararlo è stato Giacomo Bandini, 30enne di Busto Arsizio e oggi residente a Milano.

Giacomo, allontanato dalla Chiesa

Giacomo faceva l’educatore al gruppo dei pre-adolescenti della sua Chiesa. “Quando ho capito di essere omosessuale, ne parlai con quello che allora era il mio coadiutore, don Luca. Lui mi disse che non c’era niente di male, ma anche che se volevo vivere apertamente questo mio orientamento non avrei potuto continuare a svolgere il ruolo di educatore“, racconta il 30enne.

Da quel momento, quella che definiva come la sua seconda famiglia gli voltò le spalle. Iniziò un periodo molto difficile per Giacomo: “Non vivere questa cosa apertamente significava continuare a nascondersi, e quindi a negare una parte di me”, spiega.

Spiegando a don Luca di non volersi più nascondere, non ha più potuto proseguire i suoi servizi in parrocchia “per evitare di creare scandalo tra le famiglie. Ma l’ho vissuta con grande sofferenza e ho avuto atteggiamenti autolesionistici, sono arrivato a pensare che questa vita non avesse senso”.

Un sogno diventato realtà

Giacomo decise così di partire per una missione in Albania con una comunità cattolica italiana. “Ma quando i responsabili di zona della comunità hanno scoperto che ero gay non andavo più bene. Così dopo tre anni ho fatto un passo indietro anche da lì e sono tornato a casa, deciso a smettere di nascondere chi fossi veramente”.

Era giunto allora il momento di “prendere in mano la vita e di realizzare la mia vocazione nel luogo in cui ero nato e vissuto, senza più nascondere a nessuno che ero un ragazzo omosessuale”.

Tornato a casa, Giacomo parlò con don Giovanni: “Con mio grande stupore, don Giovanni mi chiese di tornare a fare l’educatore ai pre-adolescenti. Lui sapeva che ero gay, sapeva del mio compagno Edoardo: eppure mi stava chiedendo di tornare. Disse che aveva fiducia e stima nei miei confronti e che tutto il resto non importava”.

“La Chiesa allontana i giovani”

Su 100 persone che subiscono una discriminazione del genere, 99 non tornano più, e quindi così facendo la Chiesa in realtà allontana i giovani”, sostiene Giacomo. Ma secondo il 30enne è giusto che episodi come “quello di Cesena destino scandalo, perché finché non succedono queste cose non ci si rende conto che esistono. Purtroppo credo ci siano pochi casi ‘dichiarati’, perché spesso quando succede i ragazzi si allontanano e basta”.

Ora Giacomo cerca di raccontarsi per aiutare gli adolescenti: “Nel mio gruppo ho avuto ragazzi e ragazze omosessuali: mi hanno detto che avere educatori che vivono la stessa cosa a loro fa solo che bene, perché hanno un esempio di riferimento e vedono che si può conciliare fede e omosessualità”, spiega.

Giacomo afferma che le cose le puoi cambiare solo da dentro, e io stando dentro la Chiesa ogni giorno provo a smuovere qualcosa. Non voglio che altri ragazzi perdano la fede per qualcosa che, in realtà, non riguarda affatto la fede”.

“La dottrina cristiana è storia e bisogna tenerne conto, ma non si può non guardare al presente. Altrimenti sono solo belle parole vuote, conclude l’educatore.

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ultimo aggiornamento: 3 Luglio 2023 14:47

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