Durante l’udienza del processo per l’omicidio di Giulio Regeni, un video rivela nuovi dettagli sul tradimento.
Nell’ultima udienza del processo a carico di quattro agenti dei servizi segreti egiziani, accusati del sequestro, tortura e omicidio di Giulio Regeni, è stato presentato un video cruciale. Questo filmato, della durata di oltre due ore, mostra il dialogo tra Regeni e l’ambulante Mohamed Abdallah, il quale si è rivelato essere un informatore che ha tradito la fiducia del giovane ricercatore italiano. Doppiato da Stefano Accorsi e Pif, il video rappresenta una testimonianza straziante degli ultimi momenti di Giulio prima della sua tragica scomparsa.
La trappola di Abdallah
Il video, registrato da una telecamera nascosta nella camicia di Abdallah, mostra come quest’ultimo tentasse ripetutamente di far cadere Regeni in trappola. Abdallah chiedeva insistentemente informazioni sull’attività di Regeni, sul progetto finanziato con 10.000 sterline dalla fondazione britannica Antipode, e sul ruolo di Regeni in Egitto.
Come riportato da rainews.it: “Non capisco di cosa si tratta questa proposta“, insisteva Abdallah, “l’unica cosa che capisco è che ci sono 10.000 sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera“. Regeni, ignaro delle reali intenzioni del suo interlocutore, spiegava pazientemente che il denaro era destinato a progetti non governativi affidati ai privati, e che lui era in Egitto solo per scopi di ricerca. Il video si conclude con Abdallah che, preoccupato di cancellare le tracce della registrazione, contatta uno degli agenti segreti egiziani, chiedendo istruzioni su cosa fare.
Ostacoli sulla verità del caso Regeni
La famiglia Regeni continua a denunciare l’ostruzionismo delle autorità egiziane, che da anni ostacolano il raggiungimento della verità e della giustizia. Nonostante le evidenti prove contro gli agenti coinvolti, la collaborazione dell’Egitto resta insufficiente, aggravando il dolore e la frustrazione dei familiari di Giulio.
Durante l’udienza, il colonnello dei Ros ha testimoniato che gli apparati di sicurezza egiziani seguivano Regeni già da metà dicembre 2015. Due testimoni hanno confermato che i servizi segreti avevano acquisito copia del suo passaporto e del progetto su cui stava lavorando, dimostrando come la sorveglianza su di lui fosse ben organizzata e pianificata.
Il caso di Giulio Regeni rimane uno dei più tragici esempi di violazione dei diritti umani e di ingiustizia internazionale. La presentazione del video in aula rappresenta un passo importante verso la verità, ma la strada per ottenere giustizia è ancora lunga e tortuosa. La famiglia Regeni, insieme a chiunque sostenga la verità e la giustizia, continua a chiedere risposte e azioni concrete da parte delle autorità egiziane e della comunità internazionale.