Elezioni Abruzzo 2024: il campo largo non funziona, in crisi Conte e Schlein

Elezioni Abruzzo 2024: il campo largo non funziona, in crisi Conte e Schlein

La singolare campagna elettorale in Abruzzo 2024, dove i leader di un campo elettorale estremamente ampio hanno evitato ogni incontro.

In Abruzzo, la campagna elettorale 2024 ha assunto contorni quasi surreali, con i protagonisti principali che hanno orchestrato i loro movimenti per evitare accuratamente ogni possibile incontro, per un campo largo davvero strano. La dinamica ha visto Matteo Renzi esprimere il suo disappunto per un possibile incontro con Carlo Calenda, mentre Elly Schlein ha scherzato sul fatto che, data l’ampiezza del campo, tali incontri erano improbabili. Questa situazione non è solo il frutto di una battuta, ma piuttosto la descrizione accurata di una campagna dove la coesione sembra essere l’elemento mancante.

Giuseppe Conte

Una campagna elettorale di evasioni e strategie

Nonostante l’Abruzzo non sia una regione vastissima, i leader di questa coalizione allargata, inclusi Schlein, Conte, Calenda e Renzi, sono riusciti a non incrociarsi mai. Questo “record” implica una pianificazione quasi meticolosa, dove le agende vengono scrupolosamente studiate per evitare sovrapposizioni. Il fenomeno non è nuovo: Schlein ha riproposto lo schema già visto in Sardegna, evitando apparizioni congiunte con Conte, che a sua volta ha accolto con entusiasmo l’idea di mantenere le distanze.

Parallelamente, i due hanno percorso gli stessi luoghi – da Pescara a Vasto, passando per Chieti, Sulmona, Teramo e L’Aquila – assicurandosi di farlo in momenti diversi, una coreografia che ha coinvolto l’intera coalizione. Questa separazione strategica non ha impedito a ciascuno di portare avanti la propria campagna, ma ha evidenziato una netta riluttanza a mostrarsi uniti, anche in presenza di un candidato comune.

Un’unità apparente sfida dalla realtà

Le divergenze interne al campo largo si manifestano anche nell’approccio dei suoi leader nei confronti degli alleati. Conte, ad esempio, ha cercato di minimizzare ogni associazione con Renzi e Calenda, nonostante il sostegno condiviso per lo stesso candidato. La presenza di Renzi in Abruzzo, evidenziata da una visita a Pescara due giorni dopo Conte, sottolinea la complessità delle dinamiche interne alla coalizione.

Nel tentativo di mostrare un fronte unito, Schlein ha portato sul palco Stefano Bonaccini, evidenziando una strategia di “unità vincente” che, tuttavia, sembra escludere gli alleati. Questa volontà di apparire coesi, almeno esteriormente, non nasconde le sfide poste da una coalizione estremamente variegata, dove la coerenza interna appare sacrificata sull’altare di una strategia elettorale frammentata.

In conclusione, la campagna elettorale in Abruzzo ha rivelato una coalizione talmente estesa da impedire praticamente ogni forma di incontro diretto tra i suoi esponenti principali. Questo paradossale “evitamento strategico” potrebbe riflettere una più ampia problematica di coesione, mettendo in luce le difficoltà intrinseche nella gestione di un fronte così ampio. La vittoria in Sardegna, sebbene possa aver dato slancio, lascia aperte questioni sul futuro di una coalizione che, unita forse solo nominalmente, continua a navigare in acque turbolente.

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