Il giudice di Milano chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di riammissione della lista di Marco Cappato che potrebbe far slittare la data delle elezioni.
Il governo si è espresso contro le firme digitali attuate dal leader Marco Cappato, facendo ricorso al Tribunale di Milano. Questa decisione ha lasciato in attesa della sentenza tutta la popolazione che, in caso di vittoria per il governo, sarebbe stata costretta ad una posticipazione del voto. Il giudice civile di Milano però ha respinto il ricorso d’urgenza dopo l’esclusione alle prossime elezioni della lista.
Ricorso respinto
La sentenza esposta dal giudice civile di Milano, Andrea Borrelli, è ufficiale respingendo il ricorso d’urgenza dopo l’esclusione della lista ‘Referendum e Democrazia con Cappato’ alle prossime elezioni. L’obiettivo del ricorso era quello di ottenere la riammissione della lista e il riconoscimento della validità della firma digitale.
Il 16 settembre il governo si era costituito contro l’ammissione della lista Cappato sostenendo che il provvedimento cautelare auspicato dai ricorrenti imporrebbe di differire lo svolgimento delle elezioni. Il leader Marco Cappato definiva la decisione insensata “perché ci imputa di non avere provato l’esistenza delle firme, attribuendo a noi un dovere”, ovvero la verifica delle firme.
Il giudice, non essendo nella posizione di poter verificare la veridicità delle firme digitali, ha rigettato il ricorso d’urgenza. Il Tribunale di Milano motiva la sua decisione, quindi, dichiarando che “il giudice non è stato posto in condizione di verificare la sussistenza del predetto elemento di fatto della fattispecie controversa, deve ritenersi l’insussistenza del presupposto della richiesta tutela cautelare, costituito all’apparenza del buon diritto”.
Ricordiamo che è stato lo stesso governo ad opporsi al ricorso d’urgenza della Lista Referendum e Democrazia per l’impossibilità di posticipare il voto eventualmente, perché a ridosso della tornata elettorale. Inoltre, nel 2017 il Parlamento aveva impegnato il governo a sperimentare la firma digitale per la presentazione delle liste. “Un esperimento mai tentato da nessun governo ma non per questo scaduto come impegno”, commenta Virginia Fiume, co-presidente di Eumans.