Pablo Trincia, autore della serie Sky che racconta il caso di Elisa Claps, fa luce su nuovi dettagli: “Troppe zone d’ombra”.
Sono passati 17 lunghi anni da quando quel tragico 12 settembre 1993, Elisa Claps non fece più ritorno a casa. Facendo perdere le sue tracce a Potenza, la sua famiglia non è più stata la stessa. La speranza di ritrovarla è stata tanta, finché nel 2010 arriva la terribile notizia: Elisa viene ritrovata morta nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità.
Il caso di Elisa Claps
Quel 12 settembre 1993, l’allora 16enne Elisa Claps esce da casa dicendo che sarebbe uscita con un’amica, con cui sarebbe tornata nella loro casa in campagna alle 13. Non vedendola tornare, i genitori della ragazza iniziano ad allarmarsi.
Le prime ricerche portarono solo ad una telefonata con Danilo Restivo, il 21enne che nutriva interesse per lei. Si sarebbero dovuti incontrare alla chiesa della Santissima Trinità di Potenza, anche se il ragazzo sostiene di averla salutata lì per l’ultima volta.
Il ritrovamento del corpo nella chiesa
I sospetti si concentrano su di lui, ma nessuna prova concreta ha portato al suo arresto. Finché il corpo di Elisa Claps viene ritrovato nel sottotetto della chiesa da alcuni operai impegnati in lavori di ristrutturazione, il 17 marzo 2010.
Già, nel sottotetto della chiesa “dove nessuno guarda”, come cita il titolo del primo episodio della serie di Pablo Trincia. Per l’omicidio di Elisa, viene quindi accusato ufficialmente Danilo Restivo, accusato anche del delitto di Heather Barnett, una vicina di casa in Inghilterra, dove l’uomo si era trasferito.
Tuttavia, per Trincia il caso non può ancora dirsi chiuso: “Ci sono tante zone d’ombra. Credo che questo caso somigli in qualche modo al sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità. Ci passa giusto uno spiraglio di luce che illumina una parte del sottotetto, ma tutto il resto è in ombra”.
Pablo Trincia: “Restivo non ha agito da solo”
Dopo anni di indagini e ricerche, è assodato il ruolo che Danilo Restivo ha avuto nell’assassinio e nell’occultamento del cadavere della ragazza. O forse no? “Ci sono mille domande a cui vorremmo fare una risposta”, incalza Trincia.
Ad esempio, chi lo ha aiutato? Per Pablo Trincia, “non può aver fatto tutto da solo, non può aver fatto quel buco nel tetto da solo. Quante persone hanno visto il corpo di Elisa nel sottotetto? Sappiamo che tanti ci sono passati prima del ritrovamento, in quei 17 anni”.
Poi continua l’autore del podcast: “Che ruolo ha avuto Don Mimì Sabìa? Che cosa sapevano i familiari di Danilo Restivo? Cosa sospettavano di lui? Perché la Procura ha deciso di non indagare su di lui quando era talmente evidente che era stato lui? Si era capito fin dai primi momenti. Perché si è deciso di andare in Albania a cercare una ragazza che non poteva essere scappata senza documenti, senza soldi e dopo aver detto a una sua amica ‘ci vediamo tra un quarto d’ora per andare a pranzo da mia madre’? Ci sono veramente tantissimi punti oscuri”.
La docuserie sull’omicidio di Elisa Claps
Sarà disponibile il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e in streaming su NOW, con 2 episodi a sera, la docuserie intitolata “Dove nessuno guarda, il caso Elisa Claps”.
Facendo luce su tutte le difficoltà di questo progetto, Pablo Trincia spiega: “Trovare persone disponibili a testimoniare è stato difficile. Mi aspettavo che le persone che avevano avuto a che fare con Restivo nel corso degli anni, anche le ragazze a cui erano stati tagliati i capelli sull’autobus, avessero voglia di parlare e di raccontare, ma è stata un’esperienza estremamente traumatica anche per loro”.
“Ci è capitato di sentire persone agitarsi al telefono, chiederci perché ce ne stavamo occupando, dover spiegare a lungo cosa stavamo facendo. È come se avessimo risvegliato in loro un trauma“, racconta Trincia.
Il lavoro da fare ancora è molto, ma intanto Trincia ammette di aver “ottenuto quello che non mi aspettavo, cioè un grandissimo impatto emotivo su questa storia da parte di migliaia e migliaia di ascoltatori che si sono stretti intorno alla famiglia Claps, e stando a quello che ci raccontano hanno reso le loro giornate un po’ migliori in questo periodo”.