Filomena Iemma ha sempre saputo che Elisa Claps non sarebbe tornata, lottando contro tutto e tutti per scoprire la verità.
Era una famiglia tradizionale, unita da sani principi, con due genitori che lavoravano per portare il pane a casa ai loro tre figli. Quel tragico 17 settembre 1993, però, Elisa Claps si allontana da casa promettendo che vi farà ritorno all’ora di pranzo. All’ora di pranzo, Elisa non torna. Il mistero della sua scomparsa avvolge la sua famiglia per 17 lunghi anni, fin al tragico ritrovamento.
L’omicidio di Elisa Claps
Quel 17 settembre 1993, l’allora 16enne Elisa Claps esce da casa dicendo ai suoi fratelli che sarebbe uscita con un’amica, con cui avrebbe fatto ritorno nella loro casa in campagna alle 13. Non vedendola tornare, i genitori della ragazza iniziano ad allarmarsi.
Le prime ricerche non portano a niente, se non ad alcuni indizi che riportano ad una telefonata con Danilo Restivo, un ragazzo di 21 anni che nutriva interesse per lei. Il giovane dice di averla incontrata alla chiesa della Santissima Trinità di Potenza, per poi averla salutata lì andando via.
Ma i sospetti si concentrano su di lui, trasformandolo nel principale indiziato. Nessuna prova concreta per 17 anni, finché il corpo di Elisa Claps viene ritrovato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza da alcuni operai impegnati in lavori di ristrutturazione, il 17 marzo 2010.
Per il suo omicidio viene accusato ufficialmente Danilo Restivo, accusato anche dell’omicidio di Heather Barnett, una vicina di casa in Inghilterra, dove l’uomo si era trasferito dopo la scomparsa di Elisa.
Filomena Iemma, “una donna minuta, ma è un gigante”
Da quel maledetto giorno del 1993, la famiglia Claps non è stata più la stessa. La madre della vittima, Filomena Iemma, ha sempre cercato di tenere insieme ala sua famiglia, nonostante il dolore che la accompagnava.
Iemma era una donna semplice: lavorava e amava la sua famiglia, suo marito e i suoi tre figli (Elisa, Gildo e Luciano). Dal giorno in cui sua figlia scomparve, la donna oggi 86enne sapeva benissimo che Elisa non sarebbe mai tornata a casa, ma non ha mai smesso per cercare la verità.
Ospite nel podcast di Pablo Trincia, Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps, Filomena riesce a dare una lezione di forza e straordinaria dignità. “Filomena è minuta, ma è un gigante. Ha una forza di volontà senza limiti, è come se attingesse a un pozzo senza fondo di risorse. Uno dei motivi per cui podcast ha avuto successo: le persone si sono innamorate di lei”, dice Trincia a Sky TG24.
Una famiglia divisa
“La famiglia Claps si divide in due mondi diversi. Quello di Filomena e Gildo: entrambi agguerriti, vanno in tv a parlare del caso, non mollano. E poi quello di papà Antonio e dell’altro figlio Luciano: restano nell’ombra, dietro le quinte. Non hanno forze per reagire”, racconta Pablo Trincia.
Oltre a dover tenere a bada il dolore, Filomena deve subire anche minacce e ricatti senza poter più contare sul sostegno del marito, che ormai si è lasciato andare.
Ancora oggi, “Filomena è una donna agguerrita, forte e presente”. Secondo la madre di Elisa Claps, Danilo Restivo non era l’unico ad essere coinvolto nel caso. Ci sarebbero state molte altre persone che sapevano che Elisa si trovasse a pochi passi da casa, e per 17 lunghi anni non hanno mai parlato.
Elisa Claps, lettera di una madre
”Cara Elisa, potrei parlarti dell’omertà di una città che tenta in tutti i modi di archiviare quanto prima questa penosa per gestire gli intrallazzi”; o del “colore dei tendaggi delle anticamere delle stanze del potere”, o delle “pacche sulle spalle” e o ancora delle “pantomime accompagnate anche da un simulato velo di lacrime”, scriveva Filomena Iemma nel 1999, per il sesto anniversario della scomparsa di Elisa Claps.
In una lettera affidata all’Ansa, la donna denunciava i silenzi sospetti e i presunti depistaggi intorno alla vicenda. “Quando tu eri bambina, molto spesso pensavo che un giorno, nell’imminenza del tuo maturarti alla vita, avrei dovuto trasmetterti, o cercare di farlo, la mia esperienza, le mie riflessioni, affinché potessero esser parte del tuo bagaglio di vita ed accompagnarti nella stessa”, scrive.
“Tutto ciò ci è stato negato, prima da un destino beffardo e poi dal succedersi di alcune vicende. E’ sempre difficile parlare ai figli ed ancor più difficile risulta essere quando l’argomento investe valori e principi fondamentali. Ti chiedo scusa: lo so che a 22 anni, la tua odierna età, risulta difficile accettare la cruda realtà dei fatti e comprendere il concetto di giustizia negata; alla tua età, figlia mia, si è idealisti, e guai a non esserlo; alla mia, invece, l’idealismo si trasformerebbe in stupidità”, conclude la lettera di Filomena Iemma.