Nel caso Emanuela Orlandi, Francesca Immacolata Chaouqui si difende sui social: il mistero della cassa di legno e le chat con Vallejo Balda.
Negli ultimi mesi, il nome di Francesca Immacolata Chaouqui è emerso nuovamente nel caso Emanuela Orlandi a causa di dichiarazioni e chat che la vedono coinvolta.
In particolare, come riportato da Fanpage.it, si fa riferimento a una misteriosa “cassa” che lei stessa avrebbe consegnato ad alti prelati all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore.
Tuttavia, l’avvocata e ex membro della Commissione vaticana Cosea ha recentemente chiesto di essere lasciata in pace, sottolineando di non avere ulteriori informazioni da offrire.
Emanuela Orlandi: il ruolo di Francesca Chaouqui
La cassa di cui si parla è un oggetto avvolto nel mistero. Secondo quanto dichiarato da Chaouqui, si tratterebbe di una cassa di legno, “più piccola di un metro“, che sarebbe stata consegnata a un cardinale e successivamente depositata nei sotterranei della basilica.
Tuttavia, non ci sono certezze riguardo al contenuto e, anzi, alcuni mettono in dubbio persino la sua esistenza. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha pubblicamente chiesto alla donna di fare chiarezza e di rivelare tutto ciò che sa su questa vicenda.
Ma l’avvocata, in una nota affidata ai social, ha dichiarato di non avere nulla da aggiungere: “Non ho nulla da aggiungere sulla vicenda di Emanuela Orlandi e Pietro Orlandi che sento spesso lo sa bene. Gliel’ho detto e ripetuto da anni“.
Inoltre, aggiunge: “In audizione non ho niente da dire o avrei chiesto di essere ascoltata io in primis.
Lasciatemi in pace se potete. Ne ho diritto anche io.“
Le chat con monsignor Vallejo Balda
A rendere la posizione di Chaouqui ancora più delicata sono alcune chat scambiate con monsignor Lucio Vallejo Balda, rese pubbliche lo scorso maggio.
Nei messaggi, si fa riferimento alla necessità di “far sparire tutte le cose su Emanuela Orlandi” per evitare danni all’immagine del Vaticano.
Secondo Pietro Orlandi, queste chat rappresenterebbero ulteriori elementi su cui indagare. In risposta a queste richieste, l’avvocata ha ribadito che le informazioni in suo possesso riguardano episodi già smentiti o considerati come manipolati.