Secondo l’ultimo report di Enea, i prezzi dell’energia “restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea”.
Rispetto all’anno del 2021, nell’ultimo trimestre del 2022 i prezzi inerenti all’energia e al gas sono aumentati significativamente. Nonostante il contenimento dei consumi, l’aumento dei costi rappresenta un fattore rilevante a livello europeo.
Dall’ultimo rapporto trimestrale Enea inerente al 2022, emerge che “gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea”. Eppure, “il piano di contenimento dei consumi di gas e i prezzi record dell’energia hanno contratto la domanda di gas ed elettricità e garantito margini di capacità accettabili sia nel sistema elettrico che nel sistema gas, nonostante sia venuto meno un quarto delle importazioni 2021”.
I dati Enea del 2022
Il livello dei prezzi medi dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. La contrazione dei consumi energetici del 12%, si traduce in un calo di oltre il 3%, di poco inferiore alla media europea (-4%). Per quanto riguarda le fonti rinnovabili sui consumi finali, il tasso è cresciuto di un punto al 20%.
L‘indice Ispred, che misura la transizione energetica sulla base di prezzi, emissioni e sicurezza, registra invece un calo del 54%. Nel 2022, poi, le emissioni di anidride carbonica sono cresciute dello 0,5%, meno del +8,5% rilevato nel 2021.
Il low-carbon
Un aspetto positivo riguarda le tecnologie low-carbon, in particolare per la mobilità elettrica. L’Italia ha registrato un lieve recupero sui brevetti per accumulatori e sistemi di ricarica rispetto al resto d’Europa, con un netto miglioramento anche nell’interscambio commerciale dei veicoli elettrici.
Il deficit commerciale nel comparto low-carbon però è comunque aumentato del 14% nel 2022, per un valore di 3 miliardi e 700 milioni. Sono state soprattutto le importazioni di pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in a pesare, ma anche quelle di accumulatori agli ioni di litio che rappresentano il 56% del disavanzo nel settore.