Il Gip aveva disposto l’archiviazione del caso, ma la famiglia del 42enne ha presentato ricorso.
Enrico Lombardo, 42 anni, è morto il 27 ottobre 2019 a Spadafora (Messina) dopo essere stato fermato dai carabinieri. Le autorità erano intervenute in risposta alla richiesta della sua ex compagna, che si sentiva minacciata dalla sua presenza. La famiglia di lui, le associazioni A Buon Diritto e Amnesty e anche la senatrice Ilaria Cucchi sembrano ritenere che si tratti di un caso simile a quello di Stefano Cucchi. Dunque, la famiglia di Lombardo ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Gip di archiviare il caso.
Cosa è successo a Enrico Lombardo
Per i carabinieri, Lombardo avrebbe avuto un improvviso malore durante il suo fermo. Nonostante l’intervento di due operatori del 118, Lombardo non rispose alle cure. La Procura della Repubblica di Messina avviò un’indagine e identificò tre indagati, tra cui un carabiniere e i soccorritori del 118. Tuttavia il Gip ha deciso di archiviare il caso.
Le foto del corpo dell’uomo, fornite dalla famiglia, “mostrano un corpo martoriato da ecchimosi, lesioni e ferite in tutte le parti del corpo. Era una maschera di sangue“. Queste le parole del legale della famiglia Piero Pollicino, che ritene dunque “necessarie ulteriori indagini“. Sul caso è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi, che afferma: “Non le vogliamo chiamare torture queste?“.
Le associazioni e i familiari, tra cui l’ex moglie di Lombardo, Alessandra Galeani, hanno dichiarato di voler organizzare una manifestazione di fronte alla sede della Cassazione, in occasione del verdetto della Corte Suprema. L’obiettivo della protesta è chiedere la riapertura del caso e ottenere giustizia e verità per Lombardo.