Episodio molto triste e duro per il noto giornalista Enrico Mentana che ha subito violenza e odio in relazione alla morte di sua zia.
Non solo il pesante lutto che lo ha colpito nei giorni scorsi. Enrico Mentana ha dovuto difendere se stesso e l’onore della sua compianta zia da un’ondata di odio social e da “associazioni” sulle presunte cause del decesso. Il giornalista è intervenuto chiedendo l’intervento degli amministratori del social network ‘X’.
L’odio su Enrico Mentana e sua zia
Come detto, qualche giorno fa è venuta a mancare la zia di Enrico Mentana, la sorella di sua mamma Lella, ovvero Marisa Cingoli. La donna era una personalità conosciuta a Milano essendo una storica volontaria della Stazione Centrale che si era guadagnata anche il soprannome di “angelo della stazione”.
Nel post di addio del giornalista, erano state messe in evidenza le doti della donna che aveva lavorato per anni come volontaria nel mezzanino per accogliere i profughi in arrivo in città. Quello che il direttore del TgLa7 mai avrebbe pensato e che, a distanza di qualche giorno, la donna venisse chiamata in causa sui social con parole d’odio e allusioni sulla causa di morte.
In modo particolare, la notizia del decesso della donna è “andata in pasto” ai no vax. Nello specifico ad una pagina che porta il nickname “The Populist”. Tale utente ha messo in correlazione la morte della donna con i vaccini utilizzando anche diversi altri post che facevano della macabra ironia sul decesso.
Come conseguenza di tale ondata senza ragione di odio è arrivata la forte replica del giornalista.
La replica del giornalista
Mentana, infatti, con un post su Instagram, si è rivolto agli amministratori di X dove, appunto, l’utente The Populist aveva condiviso tali contenuti contro la zia.
“Cari amministratori di X, questo vostro iscritto dà a suo modo notizia della morte della signora Cingoli, legandola in modo subdolo alle vaccinazioni da lei fatte con fede nella scienza e senso civico (era ultraottantenne al momento della diffusione del Covid). La malcelata soddisfazione di questo abietto individuo nel momento in cui pensa di colpire al contempo una persona appena scomparsa e il nipote, in nome della rivalsa no vax, mi induce a chiedervi quale controllo esercitate su questi seminatori di odio incarognito, che non si fermano neanche davanti alla morte, anzi la usano per irridere a chi non c’è più e non può replicare, inventando un legame della morte con l’odiato vaccino”.
Il direttore del TgLa7 ha poi proseguito: Peraltro, come spesso accade, accanto al nickname (non sia mai che usino il loro vero nome) campeggia una bandiera russa. Senza considerare, nella sua invasata ignoranza, che vanto della Russia fu l’aver prodotto il primo vaccino, lo Sputnik”.