E’ ora di aprire la discussione e trovare soluzioni concrete per promuovere un uso equilibrato e responsabile dei social media, alla luce degli ultimi tragici eventi.
Torniamo a parlare dei social dopo il caso Ferragni, o il caso che noi abbiamo ribattezzato “Il vaso di pandoro”. Questa volta la discussione è un po’ più seria, non perché quella di prima non lo fosse, ma questa volta purtroppo c’è una vittima.
I rapporti di causa-effetto quando si parla dell’ipotesi di suicidio sono sempre molto complicati, è difficile stabilire un legame deterministico di cos’è certo fra un insieme di critiche, anche cattive, e la decisione misteriosa di una persona di togliersi la vita.
La vicenda la conoscete, è quella della ristoratrice di Lodi che si sarebbe tolta la vita perché non avrebbe retto all’ondata mediatica, alla gogna sui social, scatenata da un’operazione di “decostruzione” di un presunto falso, ovvero una recensione del suo locale. L’operazione di decostruzione ha un autore , il fidanzato di Selvaggia Lucarelli. Quindi una critica che poi è diventata, come si dice, una “shitstorm”, una tempesta sui social a cui la signora non avrebbe retto.
Selvaggia Lucarelli, influencer, opinionista, giornalista anche molto influente, spesso severa, è finita, come il suo compagno, nel tritacarne. Allora io, da un lato, mi sento di difenderla, perché nessuno può stabilire un rapporto netto fra una critica anche molto cattiva, una serie di critiche anche molto cattive e una decisione così tragica come quella di un suicidio.
Dall’altro però dico che alla fine noi tutti dobbiamo fare una riflessione. Ora Selvaggia Lucarelli critica giornali e media, però altri dicono di lei, del suo atteggiamento, diciamo, spesso molto velenoso, molto cattivo, molto intransigente.
Credo che noi dobbiamo recuperare un equilibrio nella nostra democrazia, proprio perché se da un lato c’è la libertà di esprimere un parere negativo ed è legittimo il fatto che si possono creare anche dei gruppi , qualcuno le chiama “masse” – ricordate “Massa e potere” di Canetti ? – le masse delle piazze, le masse della politica, ora le masse del marketing, le masse dei social, poi le masse dello sport.
Si possono creare anche dei movimenti così complicati che possono dare l’idea a qualcuno di aver perso, per esempio, una reputazione, o meglio La reputazione.
Allora noi dobbiamo recuperare un equilibrio, nei media, nella vita civile, nei nostri rapporti, nelle relazioni e anche in quello specchio dalla contemporaneità, molto complesso, spesso popolato dai cosiddetti haters che sono i social. Senza un recupero di questo tipo di equilibrio una volta finisce che qualcuno perde il lavoro, una volta finisce per qualcuno perde la vita. Le conseguenze sono troppo gravi rispetto a quella che è, ripeto, una legittima dialettica critica di una democrazia.
Mettiamoci tutti una mano sulla coscienza. Kant parlava di sensus communis intellectualis, il vecchio sempre utile buon senso , e allora rendiamo attuale il filosofo delle categorie trascendentali e ritroviamo il centro , il baricentro della questione. Al centro c’è sempre la persona e da lì non ci si può spostare.
Il mio maestro di teatro , Eduardo De Filippo, diceva durante una lezione di essere rigorosi, anche cattivi, con i personaggi che inventavamo. Però, ripeteva, non dimenticate mai la pietas. E pensare che questa lezione straordinaria era dedicata al mondo dell’arte, dell’immaginario.
Qualche volta basta spostare l’arte verso quella materia non poi insegnata, l’educazione civica. Se poi c’è anche un po’ di morale ….