L’ erede della monarchia libica, propone il ripristino della Costituzione del 1951 come soluzione per la stabilità in Libia, con implicazioni cruciali per l’Italia e l’Europa.
E’ l’idea di Mohammed El Senussi, figlio del deposto principe ereditario Sayyid Hassan, nipote di Idris, ultimo re di Libia, che da anni segue le sorti del suo paese d’origine.
El Senussi, nell’ultimo discorso alla nazione della Vigilia di Natale, tenuto in occasione del Giorno dell’Indipendenza libica, ha lanciato la “seconda fase” delle sue “sessioni di Dialogo con la nazione”, con “il clamoroso appello per ritornare alla Costituzione dell’Indipendenza del 1951, capace di esprimere l’identità nazionale e che incarna l’essenza delle aspirazioni collettive verso una monarchia costituzionale democratica”.
Dopo mesi a incontrare organizzazioni, associazioni, accademici, con l’obiettivo di creare consenso attorno all’ipotesi costituzionale – con la monarchia come superamento delle fratture locali -, il Principe è convinto di poter creare un vasto fronte nazionale e internazionale a suo sostegno.
Ovviamente, per l’Italia e tutta l’Europa sarebbe fondamentale superare il caos. La Libia è un Paese con grandi potenzialità, ricco di combustibili fossili, in posizione centrale nel Mediterraneo, capace di restituire stabilità a tutta la regione, favorendo i commerci su entrambe le sponde e cruciale per risolvere la crisi migratoria che minaccia l’Europa, ma innanzitutto l’Africa, che si priva dei talenti più giovani, in fuga per trovare migliori condizioni di prosperità economica.
NewsMondo ha rivolto alcune domande a El Senussi per capire quanto realistica sia la sua proposta e quale la posta in gioco, anche per l’Italia, tradizionale partner del Paese, e dove tutt’oggi sono attivi rilevanti interessi socioeconomici, Eni e WeBuild in testa.
“C’è stato questo sentimento negativo propagato in tutta la società libica secondo cui l’Italia considera la Libia come una terra senza legge con milizie vaganti e quindi si concentra esclusivamente sui suoi interessi personali a breve termine in materia di energia e migrazione con poca considerazione per il futuro del popolo libico”, ci racconta il Principe. “Sebbene possa esserci del vero in questo sentimento, non crediamo che rappresenti tutta la verità. La Libia è importante per l’Italia, tanto quanto l’Italia è importante per la Libia. Le nostre storie e i nostri destini sono legati insieme. Ma anche se in Libia non esiste un sistema politico adeguatamente funzionante che rappresenti gli interessi del popolo, i libici continueranno a vedere qualsiasi rapporto con l’Italia, o qualsiasi altra potenza straniera, con scetticismo e sospetto”.
Perché l’ipotesi della Costituzione del ‘51 potrebbe funzionare?
“L’epoca d’oro del Paese, dal 1951 al 1969, testimonia la capacità della Libia di unificarsi, autogovernarsi e prosperare. Con il ripristino di un sistema politico stabile in Libia, con un parlamento e un governo democraticamente eletti attraverso un processo trasparente e costituzionale per portare pace e sicurezza in Libia, la reciproca mancanza di fiducia nelle relazioni libico-italiane sarà sanata e sostituita con un rapporto più costruttivo. Negli ultimi mesi abbiamo avviato un nuovo, ambizioso e ampio ‘Dialogo nazionale’ libico in grado finalmente di produrre questo risultato. Il sostegno a questo processo da parte dell’Italia e di altri aiuterà ad accelerare il successo ed è nel loro interesse”.
Per l’Europa, si pone il problema di abbandonare raìs filo occidentali in favore della democrazia, che ha eletto spesso nemici dell’Occidente…
“Non è la democrazia il problema, i libici vogliono un governo democratico e responsabile. Il problema è la forma della democrazia. La Costituzione per l’Indipendenza del 1951 ha portato una forma di democrazia – una monarchia costituzionale – che funziona in Libia. Si adatta alla nostra complessa composizione di affiliazioni tribali, regionali, cittadine, etniche e di altro tipo. L’Italia conosce molto bene questa storia ed è nella posizione migliore di molti altri per apprezzarne l’importanza, soprattutto oggi”.
Quali i benefici di una stabilizzazione della Libia attraverso la vostra proposta per l’Europa?
“Una Libia stabile e ben governata sarà di enorme beneficio per molti paesi in tutto il mondo, soprattutto quelli vicini. In Europa, l’Italia è geograficamente il più vicino e tra i paesi che conosce meglio la Libia, dato il nostro rapporto duraturo, ma a volte difficile, nel corso di oltre duemila anni di storia. In questo momento critico per il nostro Paese, sostenendo il nuovo ‘Dialogo nazionale’ che abbiamo lanciato – un’iniziativa inclusiva e unificante guidata dalla Libia – l’Italia può dimostrare il suo impegno per il benessere del nostro Paese, del suo vicino più prossimo in Nord Africa, e del benessere di tutti i libici in tutta la nazione”.
Qual è il suo appello?
Invito le potenze regionali e i paesi vicini a unirsi a questo ‘Dialogo nazionale’. C’è la necessità fondamentale di sostenere questa iniziativa, allontanandosi dagli interessi ristretti e di parte verso una visione unificata per il futuro della Libia”.
Khaled Ramadan, analista