Eva Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni, dopo aver trascorso oltre cinque mesi in carcere.
L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, ha accusato l’istituzione europea di “violazione della sua immunità parlamentare”, per essere stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega.
Il ricorso dei legali
I servizi segreti avrebbero effettuato le indagini “sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue”. A presentare il ricorso, sono stati i legali dell’europarlamentare greca Kaili, Michalis Dimitrakopoulos e Sven Mary.
Il team legale ha deciso quindi di procedere con un ricorso interno alla commissione Legale del Parlamento europeo, per aprire un procedimento volto a chiarire se e in quali termini la sua immunità sia stata violata durante l’indagine sul Qatargate.
L’arresto e il rilascio
Eva Kaili finì nello scandalo del Belgio nell’ambito del Qatargate, l’inchiesta per presunta corruzione volta ad influenzare i processi decisionali dell’Unione europea.
Arrestata il 9 dicembre scorso, dopo una detenzione di oltre cinque mesi è stata poi rilasciata il 25 maggio con condizioni, su decisione dei giudici della camera di consiglio del tribunale di Bruxelles. Anche l’eurodeputato belga Marc Tarabella e l’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri sono stati scarcerati e messi in libertà vigilata.