Eva Kaili, la deputata greca detenuta “in condizioni di tortura”

Eva Kaili, la deputata greca detenuta “in condizioni di tortura”

La deputata greca Eva Kaili si trova detenuta in carcere “in condizioni di tortura”. Lo ha riferito il suo legale, denunciando la situazione.

Parlano gli avvocati dell’ex vicepresidente del Parlamento Ue, sporgendo una denuncia circa le condizioni in cui Eva Kaili si trova in carcere. Secondo quanto riferito dai legali, la donna sarebbe sottoposta ad una condizione di “tortura” mentre si trova reclusa in carcere in Belgio. 

La denuncia del legale della deputata

La denuncia dei legali dell’ex vicepresidente del Parlamento Ue: “È stata tenuta al freddo, non le è stato permesso di dormire e di lavarsi”. Lo ha riferito il suo stesso legale, Michalis Dimitrakopoulos: “Dal pomeriggio di mercoledì 11 gennaio al venerdì 13 gennaio Eva Kaili è stata messa in isolamento su decisione del giudice istruttorio. È stata tenuta per 16 ore in una cella di polizia, non in prigione, al freddo, le è stata negata una seconda coperta, hanno preso il suo cappotto, la luce era costantemente accesa, non permettendole di dormire, ha avuto le mestruazioni e non le è stato consentito di lavarsi“.  

Eva Kaili

È questa la denuncia del legale in uscita dall’udienza di convalida della carcerazione al Tribunale di Bruxelles. Il legale rincara la dose spiegando che Kaili “sta vivendo un momento difficile e triste”. In questa situazione, la Camera di consiglio del Tribunale di Bruxelles ha deliberato oggi, 20 gennaio.  

L’inchiesta

Secondo quanto stabilito l’ex presidente starà in carcere per almeno un altro mese. Kaili si trova attualmente presso il carcere di Haren. Il suo arresto risale al 9 dicembre scorso, alla luce dei risultati prodotti dall’inchiesta del Qatargate.  

L’indagata – spiega la Procura federale belga – “è comparsa questa mattina” di fronte ai giudici e “nella sua ordinanza emessa questo pomeriggio, la camera di consiglio ha confermato la custodia cautelare”. Alla luce di questa situazione l’imputata ha 24 ore per fare ricorso in merito alla delibera della Procura. In caso contrario “dovrà comparire entro quindici giorni dinanzi alla camera d’accusa presso la Corte d’appello di Bruxelles”. 

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