La Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha annullato la sentenza di primo grado sul disastro ambientale dell’ex Ilva, trasferendo il procedimento a Potenza.
La sezione distaccata di Taranto della Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha annullato la sentenza di primo grado del processo “Ambiente Svenduto”, che riguardava 37 imputati e tre società accusati di disastro ambientale legato all’ex Ilva durante la gestione dei Riva. La decisione di trasferire il procedimento a Potenza è stata adottata dopo che i difensori hanno sollevato obiezioni sulla neutralità dei giudici tarantini.
Ex Ilva: il trasferimento del processo a Potenza
Come riportato da Ansa e altri media, la Corte d’Assise d’Appello di Lecce, presieduta dal giudice Antonio Del Coco, ha accolto la richiesta di spostare il procedimento a Potenza, sollevata dai difensori degli imputati. I legali avevano sostenuto che i giudici di Taranto, che avevano emesso la sentenza di primo grado, potessero essere considerati parziali poiché direttamente colpiti dal disastro ambientale.
Di conseguenza, la Corte ha ordinato la trasmissione degli atti alla procura di Potenza per le necessarie azioni legali. In primo grado, erano state inflitte 26 condanne a dirigenti, manager e politici, con pene complessive di circa 270 anni di carcere, e confisca per equivalente per un totale di 2,1 miliardi di euro.
Reazioni e critiche alla decisione
La decisione ha suscitato forti reazioni, in particolare da parte del deputato di Avs, Angelo Bonelli, che ha espresso la sua incredulità e rabbia. Bonelli ha denunciato che la sentenza di annullamento rappresenta una grave ingiustizia: “L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia – afferma -. Con questa decisione, su Taranto si infligge l’ennesima ferita dopo il disastro sanitario. I dati – aggiunge – parlano chiaro. Questa situazione ambientale drammatica spinse, il 4 marzo 2010, l’autorità sanitaria a vietare il pascolo entro un raggio di 20 km dal polo siderurgico”.
Bonelli ha criticato la decisione come un’ulteriore ferita per la comunità di Taranto: “Siamo di fronte a uno dei disastri sanitari e ambientali più gravi della storia italiana ed europea. Ha causato troppe vittime, soprattutto tra i bambini. L’indagine epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità lo conferma in maniera inequivocabile. Oggi, questa sentenza che annulla quanto stabilito in primo grado non rappresenta un atto di giustizia, ma una ferita inferta a chi ha già pagato un prezzo altissimo con la propria salute e con la propria vita”.